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Così il voto palese su Berlusconi è inaccettabile

Un metodo che non convince. Definisce così Vincenzo Lippolis, professore di Diritto comparato all’Università degli studi internazionali di Roma e membro della commissione di “saggi” sulle riforme del governo Letta, la decisione presa oggi dalla Giunta per il regolamento del Senato: il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi sarà palese.

Un giudizio che va al di là del merito su cui si può discutere, spiega il docente a Formiche.net: “Il voto palese è un’interpretazione della norma del regolamento del Senato, avvalorata dal fatto che anche alla Camera funziona così: la decadenza non è un voto sulla persona ma sulla composizione dell’assemblea, per questo può avvenire con voto palese”.

Il punto però è un altro ed è su questo che Lippolis esprime tutta la sua perplessità: “Il Senato ha costantemente interpretato la norma a scrutinio segreto. Cambiare nel momento in cui è in corso un procedimento, per di più già iniziato e già concluso in Giunta, non lo trovo un esempio di correttezza, sarebbe stato allora più lineare cambiare la norma del regolamento”.

Così, certo, le espressioni colorite alla Brunetta, “una decisione contra personam”, lasciano il tempo che trovano, ma è normale che “questo comportamento discutibile sollevi le critiche di chi dice che è stato fatto contro Berlusconi”, chiosa il professore.

Ora la palla passa all’aula del Senato e potrà essere presentato un ordine del giorno, firmato da almeno venti senatori, che chiede il segreto dell’urna. Ma, avverte Lippolis, “il regolamento lo prevede solo quando si tratta dei diritti di libertà di cui parla la prima parte della Costituzione, chi vuole lo scrutinio segreto dovrà trovare un aggancio in tal senso”.



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