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Cancellieri? Decida presto Letta, severo con Idem e Biancofiore!

La Cancellieri giurò fedeltà alla Costituzione, davanti a Re Napolitano II, quando entrò nel governo di Monti e decise lo scioglimento, per presunte infiltrazioni dei clan, lo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria. Enrico Letta ha deciso di spostarla dagli Interni alla Giustizia.
Si tratta di un caso delicato che evidenzia raccomandazioni e sensibilità, umana, comprensibili, nei confronti delle condizioni di una detenuta inferma. Ma non reati.

E, paradossalmente, la ex prefetta di Bologna, che ha sottolineato il suo diritto a dimostrarsi umana, potrebbe citare a sua difesa quanto disse alla figlia la compagna di Ligresti. La signora bocciò il comportamento della ministra, dalla quale la famiglia dell’influente costruttore siciliano, amico e “benefattore” di mezzo Parlamento, si sarebbe aspettata molto di più.
Insomma, segnalazioni, pressioni, santi in Paradiso e governanti a mezzo servizio tra stile istituzionale e favori privati. Non dimentichiamo che Berlusconi è stato, in primo grado, condannato a 7 anni di prigione per aver segnalato a un funzionario della questura di Milano la avvenente marocchina Ruby, che si era spacciata per la nipote dell’allora Presidente egiziano, Mubarak.
Compete alla sensibilità del premier, inflessibile con le indifese Idem e Biancofiore, e a quella dell’interessata valutare, presto, se, per il governo e per i cittadini, si possa continuare, nel Palazzo, a dimostrare queste concezione e prassi in ruoli così delicati. In un Paese, che ancora non si allontana da quell’ “Italia alle vongole”, di cui parlò Flaiano, in cui i figli sono “piezz ‘e core”. E in cui tutti sono, veltronianamente, buonisti e vogliono bene a tutti. Ma Giulia Ligresti molto di più che al povero Stefano Cucchi, malmenato in cella e non curato in ospedale.
Pietro Mancini


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