Si erano tanto amati, o meglio apprezzati. Ma ormai le sintonie riguardano il passato e nonostante qualche ultimo colloquio tra i due non c´è alcuna intesa politica tra Silvio Berlusconi e Antonio D´Amato. L´ex presidente di Confindustria ha approfittato in una intervista al Mattino diretto da Virman Cusenza di smentite alcun progetto politico in simbiosi con il leader del Pdl.
Certo hanno marciato insieme – il Cav a Palazzo Chigi e D´Amato alla testa della confederazione degli industriali – durante gli esecutivi di centrodestra. Tanto che l´ex premier in un´assemblea confindustriale disse che il programma dell´associazione presieduta da D´Amato era anche il suo programma di governo. Una frase, e una prassi tra i due, che destarono critiche e mugugni all´interno dell´associazione di viale dell´Astronomia. Poi ci furono periodi meno calorosi, quando D´Amato declinò l´invito a essere ministro e poi rifiutò la candidatura per guidare la Regione Campania. Negli ultimi giorni, un incontro tra Berlusconi e D´Amato aveva fatto scrivere a qualche retroscenista di un ritorno di fiamma politica. Invece no.
Il quadro politico è “assai confuso” e Berlusoni “ha profondamente deluso l´elettorato che credeva nella ´rivoluzione liberale”, ha detto in una intervista al Mattino l´ex presidente di Confindustria, secondo il quale “oggi si avverte nel Paese la mancanza di un progetto autenticamente riformista, siamo in una fase di grande transizione: mancano le idee, c´è crisi di valori”. Anche per questo si dice favorevola al Monti bis, e assicura pero´ che non scendera´ in politica.
“Se l´attuale premier potesse continuare questo percorso – spiega – sarebbe un segnale importante per l´Italia e per la credibilità del Paese oltre confine. Ma dietro Monti dev´esserci una coesione politica almeno pari a quella di questo scorcio di legislatura. Una coesione capace di garantire un governo riformista di cui il Paese ha un gran bisogno”. Una posizione simile a quella di Luca Cordero di Montezemolo, fondatore di Italia Futura, con cui spesso in passato D´Amato ha duellato non solo in Confindustria.
E bene ha fatto intanto il governo a tentare di mettere mano al titolo V della Costituzione, anche perché il federalismo “è stata tra le pagine peggiori degli ultimi 20 ani di politica italiana, gli stessi durante i quali la Lega ha imposto al governo un´agenda che ci ha portato fuori strada”. Per D´Amato “ci siamo logorati nell´inseguire un federalismo che alla fine si è rivelato solo un tentativo di spaccare l´Italia, di marginalizzare il Mezzogiorno al quale non ha corrisposto nemmeno il buon governo dei poteri locali, come dimostrano le cronache di questi giorni”.