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Le sintonie tra Ibm e Huawei scrutate dagli Usa

È da dieci anni che il gruppo cinese delle telecomunicazioni Huawei Technologies Co. è sbarcato in territorio statunitense. Rimasto sempre nell’ombra della discrezione, dal 2011 ha aumentato del 15% il fatturato negli Stati Uniti, dove sono presenti 1700 dipendenti in diversi centri operativi. La sua visibilità è aumentata, attirando l’attenzione del comitato di intelligence americano.
 
Un rapporto del Congresso americano ha segnalato quali sono i rischi puntuali di questa situazione per la sicurezza nazionale. Non solo in materia di lotta alla concorrenza e proprietà intellettuale ma anche di spionaggio: i dispositivi installati potrebbero essere intervenuti dalle forze militari cinesi e darebbero la possibilità di intercettare comunicazioni interne. Perché le autorità americane guardano con sospetto i legami tra le società di telecomunicazioni (Huawei e Zte) con il governo e i militari della Repubblica popolare: Ren Zhengfei, fondatore di Huawei, ha un passato nell’Esercito popolare di liberazione.
 
Huawei è stata anche accusata di avere rubato informazione per diventare uno dei principali provider di telecomunicazioni ma la direttiva ha negato qualsiasi accusa di comportamento scorretto. I dati, le strategie e le tecniche che hanno contribuito alla sua crescita provengono dalle società di consulenza alla quale si sono affidati.
Secondo il Wall Street Journal, ad aiutare nella crescita di Huawei è stata anche il colosso Ibm. In un’intervista rilasciata all’inizio di questo anno, il vice presidente di Huawei per gli Stati Uniti, Charles Ding, ha detto che la sua azienda ha lavorato a stretto contatto con Ibm dal 1997 e che la società statunitense ha giocato un ruolo chiave nel successo di Huawei. “Senza Ibm non avremmo avuto la Huawei di oggi”, ha detto Ding.

Ibm avrebbe insegnato tecniche occidentali di gestione e fabbricazione dei prodotti della società cinese, collaborando in modo determinante per fare diventare Huawei un protagonista locale in concorrenza globale. I rapporti tra i due è cominciato nel 1990 e si è stretto nel tempo. Nel 2000 è stato annunciato un piano di sviluppo congiunto di dispositivi di rete, mentre lo scorso anno Ibm ha consigliato a Huawei l’espansione degli smartphone e tablet.
 
Ibm, scrive il Wall Street Journal, si è rifiutata di spiegare in dettaglio i rapporti con la società cinese, sottolineando che 200 consulenti lavorano su alcuni progetti e che loro collaborano con migliaia di clienti in tutto il mondo. Huawei è uno dei tanti.
 
Gli affari di Huawei e Zte non si sono risentite minimamente dalle indagini sulla sicurezza da parte delle autorità americano. Le loro attività non hanno patito nessun impatto, secondo il rapporto della società di analisi Ihs pubblicato da Corruiere della comunicazione.
 
Intanto, gli Stati Uniti prendono tutte le misure preventive per la difesa. Il portavoce della Casa Bianca, Caitlin Hayden, ha detto che si stanno studiando i rischi per la sicurezza nazionale della presenza di queste industrie di telecomunicazioni, mentre il ministero del Commercio cinese ha detto che questi sospetti senza fondamento compromettono i già molto tesi rapporti diplomatici tra la Cina e gli Stati Uniti.


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