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Ecco perché Kerry ha fatto visita in Egitto

Il Segretario di Stato americano John Kerry ha fatto ieri una visita-lampo in Egitto prima dell’inizio del processo all’ex presidente Mohamed Morsi. Si tratta della prima visita di un rappresentante dell’Amministrazione statunitense dopo la caduta del governo dei Fratelli Musulmani.

Kerry ha incontrato il suo omologo egiziano Nabil Fahmi, il presidente Adly Mansur e il generale Abdel Fatá al Sisi, ministro della Difesa e uomo forte dell’attuale scenario politico. Un tour che è cominciato in Egitto ma non si ferma lì: Kerry andrà anche in Israele e Giordania.

“Non abbiamo dedicato molto tempo alla questione degli aiuti. Ma siamo d’accordo che la relazione tra i due Paesi non deve essere segnata dall’assistenza. Ci sono affari più importanti”, ha dichiarato KerryI rapporti tra Stati Uniti ed Egitto hanno subito strappi dopo che il governo di Barack Obama ha deciso di sospendere il 9 ottobre il sostegno militare annuale di 1.300 milioni di dollari.

Kerry si è detto fiducioso dell’impegno egiziano per riportare la stabilità nel Paese e del fatto che si stia scrivendo una nuova Costituzione. Il Segretario Usa ha giustificato il taglio di fondi con il modo in cui la legge americana considera “come si produce il passaggio da un governo all’altro”. Anche se non è stato nominato esplicitamente, è a causa del presunto “colpo di Stato”.

Durante questa breve visita, Kerry ha detto che gli Stati Uniti continueranno a sostenere e lavorare con il governo egiziano. Ha spiegato che l’asse Usa-Egitto sarà più forte quando il Paese sarà rappresentato da un governo eletto democraticamente.

La visita di Kerry in Egitto non è casuale. Secondo l’ex ministro degli Affari esteri, Ahmed Abul-Kheir, la presenza del Segretario americano è collegata al giudizio di Morsi. “Non si può escludere che Kerry sia venuto a concordare un’uscita di scena indolore per Morsi e il suo gruppo”, ha detto. L’ex ministro ha aggiunto che Kerry “è venuto a dimostrare all’Egitto qual è il prezzo che gli Usa sono disposti a pagare per salvare l’antico alleato”. Abul-Kheir non ha escluso la possibilità che il processo a Morsi riveli segreti che possano causare un danno d’immagine agli Stati Uniti.

Il professore di Scienze politiche dell’Università americana al Cairo, Huda Ragheb, sostiene in un articolo pubblicato su Xinuanet, che Washington abbia ammorbidito la propria posizione verso l’Egitto. E la prova è che Kerry non ha incontrato nessun leader dei Fratelli Musulmani. “Kerry non si è riferito al processo di Morsi, e non ha neanche incontrato membri della Fratellanza. Sta solo cercando di restaurare i normali rapporto con la nazione”, ha detto.

“Gli Stati Uniti stanno cercando un’uscita per riprendere i legami Usa-Egitto dopo aver avvertito il pericolo di vedere ridotta la propria influenza nella regione, specialmente dopo che il ministro degli Esteri egiziano ha detto che l’Egitto “potrebbe cercare altri alleati oltre gli Usa per far fronte alle proprie necessità di sicurezza”, ha detto Ragheb.

Il professore ha anche segnalato che, ripresi o no gli aiuti degli Stati Uniti all’Egitto, i legami tra i due Paesi non saranno più come prima perché l’Egitto ha interesse a costruire rapporti equilibrati con tutti i Paesi del mondo e non è disposto ad accettare interferenze nelle vicende interne.

Nonostante ciò, Wahid Abdel Maguid, esperto di politica del Centro di Studi strategici di Ahram, ha detto che Kerry si trovava nel Paese per una normale visita per avviare consultazioni con l’attuale governo; una tappa come un’altra di un tour di nove giorni in Medio Oriente, Africa ed Europa. “Kerry ha solo rafforzato la posizione degli Stati Uniti sulle relazioni e il sostegno americano agli egiziani per trovare una soluzione democratica all’impasse politica”, ha aggiunto. In questa fase di transizione democratica l’Egitto si gioca non solo il rapporto con gli Stati Uniti (e il suo sostegno economico) ma anche la credibilità agli occhi del resto del mondo.



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