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Cronaca di una tensione annunciata. In Kuwait

Il governo di Kuwait non si avrebbe mai immaginato che l’anticipazione delle elezioni poteva scatenare la furia dell’opposizione. Le manifestazioni hanno lasciato un salto di 100 feriti e un clima di pesante instabilità. La decisione di convocare al voto il primo di dicembre, grazie ad un emendamento della legge elettorale, cercava di salvaguardare l’unità nazionale, secondo quanto ha pubblicato l’agenzia ufficiale Kuna.
 
La decisione presa in riunione straordinaria del Consiglio di ministri sotto la guida del sceicco Yaber Mubarak al Sabah aveva come obiettivo stabilire il diritto di ogni elettore di votare per un candidato nella circoscrizione dove è iscritto e così “fortificare l’esercizio della democrazia, l’uguaglianza delle opportunità e una rappresentazione equilibrata di ogni strato della società”, ha spiegato in conferenza stampa il ministro dell’Informazione, lo sceicco Mohamed Abdalá al Sabah.
 
Ritorno al passato
 
Detto così l’anticipazione non sembra avere ombre ma quello che ha innescato le proteste è il fatto che l’annuncio arriva il giorno dopo che il Tribunale costituzionale ha dichiarato l’invalidità delle elezioni legislative dello scorso febbraio.
 
Tutto è cominciato quando a novembre del 2011, dopo mesi di crisi politica, un migliaio di manifestanti sono entrati al Consiglio della Nazionale (il Parlamento kuwaitiano) ed è dovuta intervenire la polizia. Allora si chiedevano le dimissioni del premier Naser Mohamed al Ahmed al Sabah, accusato di corruzione. Dopo il suo ritiro, si è sciolto il Parlamento e sono state convocate le elezioni legislative.
 
Ma lo scorso 7 ottobre l’emiro del Kuwait ha richiesto ancora una volta l’annullamento del Parlamento e Il Paese è tornato alla legge elettorale del 2006, dove ogni una delle cinque circoscrizioni sceglieva 10 deputato e ogni elettore poteva scegliere quattro candidati. Con la nuova riforma, il governo cerca di ridurre a uno o due il numero di candidati che possono essere eletti per ogni cittadino.
 
Lo scontento oppositore
 
“Chiamo ad ogni kuwaitiano a rompere la pagina del primo dicembre del proprio calendario e buttarla nella spazzatura. È una giornata nera nella storia politica del Kuwait”, ha detto nel suo account Twitter uno dei leader dell’opposizione, l’ex diputato Musalam al Barrak. Dopo l’annuncio dell’anticipazione delle elezioni, l’opposizione islamista e nazionalista ha convocato ad una manifestazione per domenica prossima, nonostante l’avvertimento del ministero dell’Interno che “ogni protesta è illegale”. La manifestazione avrà come nome “la dignità di una nazione” e si svolgerà di fronte al palazzo Seif vicino al porto di Kuwait City, dove sono gli uffici dell’emiro.
 
Queste elezioni legislative sono le seconde in meno di un anno e le quinte dal 2006. Riflettono le tensioni tra il potere esecutivo e legislativo e possono essere rischiose per uno dei Paesi petroliferi con il Parlamento più democratico del Golfo persico.


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