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Datagate, se anche l’indignato Brasile spia i suoi alleati

Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, è indignato per lo spionaggio americano svelato da Edward Snowden. Insieme alla Germania e l’Indonesia, il Paese sudamericano sta mettendo a punto una proposta di risoluzione contro le intercettazioni che sarà presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ma secondo il quotidiano Folha, anche il Brasile ha spiato elettronicamente i suoi alleati.

I diplomatici di Russia, Iran e Iraq, sono stati sotto il controllo dell’Agenzia brasiliana di intelligence (Abin), i servizi segreti del Paese sudamericano, durante il 2003 e il 2004. Sia nelle ambasciate sia nelle residenze, i rappresentanti del governo russo, iraniano e iracheno sono stati fotografati e seguiti per ottenere informazioni su alcuni negoziati per il trasferimento di materiale militare.

Operazione Scrivania
L’operazione di spionaggio si chiamava “Scrivania” e includeva anche alcune sale affittate dall’ambasciata americana all’ultimo piano di un centro commerciale nel quartiere Mansôes Dom Bosco in Brasile. “Tutti i giorni erano chiuse e con le luci spente, ma erano periodicamente visitate da funzionari dell’ambasciata americana”, spiega il documento pubblicato da Folha.

Il sospetto di Abin, che ha portato all’attività di spionaggio, è che all’interno delle stanze gli americani avessero piazzato strumenti di comunicazione e computer. Dieci anni dopo quelle sale sono ancora chiuse con le inferriate, le uniche protette nel palazzo. Nel centro commerciale confermano che non hanno mai visto entrare nessuno.

Spiare gli iraniani
È stato seguito anche il console russo a Porto Alegre, Fernando Gianuca Sampaio, che ha detto a Folha: “Sono un agente russo, ma un agente ufficiale”. L’altra operazione è stata chiamata “Xá” era concentrata sui diplomatici iraniani, tra cui l’ambasciatore dell’Iran a Cuba, Seyed Davood Mohseni Salehi Monfarad, in visita in Brasile dal 9 al 14 aprile del 2004.

Il giornale ipotizza che i diplomatici iraniani siano stati spiati dai servizi segreti brasiliani su richiesta di Paesi amici. Inoltre, il Brasile ha anche intercettato diplomatici dell’ambasciata dell’Iraq in Brasile dopo l’invasione americana. All’epoca, molti diplomatici iracheni cercavano rifugio in Brasile e l’Abin si è mobilitato per seguirli.

In nome della sicurezza
Il Brasile si è giustificato sostenendo che lo spionaggio è stato fatto in nome della sicurezza nazionale. Il giornale sostiene di aver ottenuto l’informazione da documenti ufficiali. Non sono specificati i metodi dello spionaggio ma si spiega che le operazioni sono avvenute nel 2003 e nel 2004, quando Lula da Silva era presidente. Lo spionaggio ha anche riguardato informazioni sensibili appartenente a Rosoboronexport, l’agenzia statale russa dedicata al comparto della difesa.

“Queste operazioni di contro-spionaggio rispettano le leggi di protezione degli interessi nazionali”, ha aggiunto un comunicato ufficiale, in cui il governo brasiliano sostiene che il quotidiano si è rifiutato di consegnare copia dei documenti per cui è impossibile verificare la loro autenticità.

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