E’ stata proprio la settimana del Caymano. Ovvero di Davide Serra, fondatore del fondo Algebris che ha organizzato un evento a porte chiuse a sostegno (anche finanziario) di Matteo Renzi nella corsa alle primarie del Pd.
Un sostegno che ha suscitato l’alzata di sopracciglio di Pierluigi Bersani: “Io credo – ha detto venerdì 19 ottobre – che qualcuno che ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi e di dare consigli. Non lo dico per Renzi ma in generale: l´Italia non si compra a pezzi”. Il riferimento era diretto proprio a Serra. Non si è fatta attendere la risposta del sindaco di Firenze al segretario del Pd. Via twitter, Renzi ha cinguettato: “Caro Bersani, su banche finanza e trasparenza accetti un confronto pubblico? Non importa andare alle Cayman: ok una casa del popolo. Ti va?”.
L’incontro della discordia
La polemica nasce agli inizi della settimana. In particolare dalla serata del 17 ottobre cominciata verso le 17,30 al Four Seasons dove era presente una folta platea chiamata da The Ruling Companies. Erano presenti tra gli altri Piergaetano Marchetti, consigliere Rcs Mediagroup, Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica, Claudio Costamagna, di recente nominato presidente di Impregilo, l´economista della Bocconi Tito Boeri, il finanziere Francesco Micheli, Andrea Casalini, numero uno di Buongiorno, il cavaliere del lavoro Benito Benedini e Giorgio Basile di Isagro.
La frase clou dell’invito recapitato dal Caymano
Il candidato alle primarie si è poi spostato a una cena buffet organizzata dal finanziere Serra, fondatore di Algebris. Obiettivo: raccogliere fondi per la campagna di Renzi e parlare delle riforme necessarie in Italia. “La serata sarà inoltre occasione di un fund raising”. Così si concludeva l´invito di Algebris Investments per l’incontro-buffet con Renzi. Quindi il fondo inglese capitanato da Davide Serra, che alcuni definiscono il Rottamatore della vecchia finanza, fa politica per il Rottamatore della vecchia politica?
Chi c’era all’incontro criticato da Vendola
A raccogliere l´invito di Serra sono tra gli altri Carlo Salvatori, numero uno di Lazard Italia e di Allianz. Alla Stampa Salvatori ha detto: “Renzi non mi dispiace”. Tra i partecipanti anche Franco Moscetti, numero uno di Amplifon, Flavio Valeri, a capo delle attività italiane di Deutsche Bank, il finanziere Guido Roberto Vitale con passate (o ancora presenti?) simpatie per il governatore della Puglia, Nichi Vendola. C´erano anche l´ex direttore generale della Banca popolare di Milano, Enzo Chiesa, Alessandro Castellano numero uno della società statale Sace, e Andrea Soro, country manager di Royal Bank of Scotland.
Chi ha organizzato il buffet meneghino: nomi a sorpresa
A organizzare l´incontro con Renzi, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, è stato tra gli altri Andrea Tavecchio, fondatore dello studio Tavecchio & Associati. Non è un caso: Filippo Annunziata, fondatore dello studio Annunziata e Associati, e Andrea Tavecchio sono stati i candidati proposti dal fondo Algebris per il collegio sindacale di Generali.
Tavecchio, socio del sito Linkiesta (dove cura anche un blog), è tra l´altro simpatizzante del movimento Fermare il Declino promosso dall´intellettuale Oscar Giannino. In verità, secondo la ricostruzione di Formiche.net, a seguire la giornata milanese di Renzi sono stati anche uomini vicini al berlusconiano Bruno Ermolli.
Le sintesi delle slide del Caymano: stipendi e pensioni troppo alte
All´incontro stile Chatham House Ruel politico-cultural-finanziario erano allegate alcune slide riconducibili direttamente a Serra in cui si elencano problemi e raccomandazioni per l´Italia. La sintesi delle slide? Eccola. Alla domanda “perché il debito sale?”, Serra così scrive: per l´evasione fiscale cronica, per il partito degli evasori, per il sistema tributario complesso, per la spesa pubblica troppo alta in confronto al servizio fornito, per gli stipendi statali troppo alti e per le pensioni troppo alte.
Non è scritto alla fine Forza Matteo, ma è come se ci fosse… Un fisco alla sud coreana
I consigli sulla riforma fiscale per l´Italia, contenuti nel dossier fatto recapitare da Serra ai partecipanti, partono dal “caso della Korea del Sud”. E´ in particolare la riforma fiscale degli anni ´98-´99 a essere presa come riferimento dal vertice del fondo Algebris. La riforma, ha ricordato Serra, aveva due capisaldi: un sistema di deduzione dalle imposte per acquisti effettuati con carte di credito; ricevute di carte di credito che entrano in una lotteria nazionale.
I risultati? “Il sommerso in Corea è migliorato del 5% sul Pil”. Questo, ha calcolato Serra, significherebbe un gettito fiscale in più dell´1,5% del Pil. Ma è l´eliminazione del contante l´unico modo per combattere l´evasione, è stata l´esortazione di Serra a Renzi.
Sono comunque 4 i pilastri secondo Algebris per “un fisco più semplice e digitale”, suggeriti al primo cittadino di Firenze. Primo: “normative tributarie semplici e chiare”. Secondo: “accorpamento delle imposte minori e pagamento a un unico soggetto”. Terzo: “sistemi digitali che consentano l´autodisciplina in materia fiscale”. Quarto: “ottimizzazione delle agevolazioni fiscali”.
Quella domanda birichina di Serra sulla gestione immobiliare di Generali
Chissà, comunque, se Renzi condivide quanto detto pochi mesi fa da Serra a ridosso dell´allontamento di Giovanni Perissinotto dalla carica di amministratore delegato delle Assicurazioni Generali. Ecco che cosa disse Serra, da azionista del Leone, sulla buona e oculata gestione del gruppo assicurativo triestino: Generali ha tre volte il patrimonio di Caltagirone ma frutta un terzo di quello di Caltagirone. Il motivo? E´ affittato per metà a due euro a amici e parenti.