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Se De Benedetti mette in gioco Repubblica

La pubblicità del nuovo libro di Carlo De Benedetti (Mettersi in gioco, Einaudi) era apparsa prima sul Corriere della Sera. Notata la gaffe, oggi l´inserzione appare su Repubblica. La toppa è stata messa ma il buco resta. Ci spieghiamo meglio. Come già ha notato Gianni Gambarotta su Formiche.net, l´Ingegnere per sviluppare le sue analisi su politica industriale o politica tout court sceglie Il Sole 24 Ore o Il Foglio. Non è solo per eleganza, pensiamo. Se si legge l´ormai interessante e corposa letteratura di Cdb, si coglie un punto dinvista molto chiaro, e anche convincente. L´analisi che viene svolta su economia, Stato, mercato e politica è realista senza rinunciare ad una visione alta. Parte però dal principio che l´impresa, l´industria, non è un male, tutt´altro. Possiamo solo immaginare il disagio, intellettuale e fisico, di De Benedetti nel leggere sul suo giornali le tesi giacobine su Ilva, per esempio. Un polo siderurgico descritto attraverso la strumentalizzazione dei bambini come un “mostro”.
 
Per lui, che ha anche interessi non irrilevanti, nel settore della produzione di elettricità, non deve essere un bel leggere. Almeno stando a quanto scrive in Mettersi in gioco. Si potrebbe quindi ironizzare molto sul piano della retorica evidenziando le contraddizioni dentro il mondo azionista di Repubblica (lo scontro fra il riformista Eugenio Scalfari e il girotondino Gustavo Zagrebelski è un buon esempio) ma sarebbe fare un torto al libro di Cdb, che vorremmo invece prendere sul serio. La fine politica di Silvio Berlusconi, a prescindere dall´annunciato passo indietro, richiede uno sforzo anche culturale nuovo.
 
Sino ad ora tutti in Italia hanno avuto l´alibi del Cavaliere per discutere dei tanti argomenti della politica e della politica economica avendo come discrimine proprio l´ingombrante leader della destra. Carlo De Benedetti offre all´opinione pubblica spunti non banali su cui vale la pena di discutere. Noi aggiungiamo, e senza polemica ma con sincera stima nei confronti di Ezio Mauro e dei suoi più animosi colaboratori come Massimo Giannini, che sarebbe un esercizio positivo se questo libro fosse letto e discusso a Repubblica. Mettersi in gioco è una bella sfida ma non riguarda solo gli altri.

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