In un Paese che ama definirsi libero, va da sé che ogni cittadino è affrancato dal divieto di esprimere la propria opinione. Anche chi di professione esercita l’attività parlamentare o ricopre per volontà altrui un ruolo di primo piano nell’esecutivo, è prima di tutto un cittadino, pertanto gode di questo diritto. Angelino Alfano è cittadino italiano, parlamentare di questa XVII Legislatura – data la classifica, vien da credere alla scaramanzia dei numeri – infine vice presidente del Consiglio di un governo presieduto da un suo avversario politico.
Giova ricordare che se la prima delle tre condizioni gli deriva per diritto di nascita, le altre sono il frutto di una grazia ricevuta per volere del suo mentore, quel Cavaliere di Arcore che fu il vero artefice della nascita del governo Letta, ovviamente con l’aiuto e la benedizione del Colle. A tale proposito, difficile credere che tale imprinting presidenziale non fosse a quei tempi consapevole delle vicende giudiziali di quel Cavaliere e delle inevitabili conseguenze che avrebbe portato una sua definitiva condanna. Può un partito che rappresenta uno dei due pilastri della maggioranza continuare una coabitazione responsabile con l’altro che, senza nemmeno mascherarlo, utilizza l’accanimento giudiziario nei confronti del massimo esponente del suo coinquilino a palazzo Chigi solo a fini propagandistici?
Evidentemente Alfano pensa di si. E’ la sua opinione e, come tale, deve essere rispettata prima di ogni altra considerazione. Ciò premesso, è doveroso però distinguere le opinioni dai fatti, ovvero ciò che è libertà di pensiero e di visione politica dalla realtà oggettiva che, al contrario, è di tutta evidenza a sentire le sue ultimissime dichiarazioni.
L’opinione di Alfano è quella che, in nome del superiore interesse nazionale, il governo Letta debba proseguire, indipendentemente dalla vicenda personale di Silvio Berlusconi. Fatto: Alfano è uno dei parlamentari berlusconiani che andò a protestare sui gradini del Palazzo di Giustizia di Milano, confermando e ribadendo con quel gesto una sua precisa consapevolezza dell’accanimento giudiziario e l’uso strumentale che la sinistra ne ha fatto nei confronti del suo leader. Fatto: Alfano sostiene che il governo debba continuare ad agire, a prescindere da questioni personali del Cavaliere, mentre il suo alleato/antagonista ha stravolto le regole sul voto per la eventuale decadenza del suo leader. Fatto: il governo Letta non agisce, ma si limita a sopravvivere con azioni sterili da governicchio, da minestrina insipida chiamata legge di stabilità. Fatto: lo scorso febbraio gli elettori del Pdl hanno votato Silvio Berlusconi. Fatto: le percentuali di consenso da partitello centrista raggiunte sotto la segreteria di Alfano, prima del rinnovato impegno diretto del Cavaliere, fanno di lui un gregario privo di carisma e leadership. Fatto: un politico che ambisce al ruolo di leader non può non possedere tali caratteristiche personali.
Nell’altro schieramento, quello del Pd, Renzi docet nonostante le evidenti lacune ed ambiguità del suo programma. Fatto: la confezione e la comunicazione di un programma politico è fondamentale in ogni campagna elettorale. Potrà non piacere a molti, ma lo è ancor di più dei contenuti. Fatto: Alfano è primo firmatario del documento con il quale i cosiddetti innovatori si presenteranno al Consiglio Nazionale del Pdl il prossimo sabato. Fatto: quel documento ribadisce la leadership di Silvio Berlusconi. Fatto: Fatto: le precedenti scissioni, quelle di Casini e Fini, non hanno portato grandi fortune ai due ex partners del Cavaliere nel centrodestra italiano: il primo emarginato in una maionese impazzita, il secondo fuori dal Parlamento in una triste parabola che da futuro leader del Pdl lo ha relegato a novello scrittore impegnato a propagandare il suo libro con qualche comparsata in televisione. Fatto: gli elettori non perdonano chi cambia bandiera o tradisce il mandato conferito: la responsabilità deve essere esercitata prima di tutto nella coerenza di comportamento e nel rispetto delle aspettative dell’elettorato che ha dato fiducia: guai a tradirla.
Infine, l’ultimo, quello che ad Alfano sfugge come principale fatto: Silvio Berlusconi è stato ed è il principale protagonista della storia politica italiana degli ultimi vent’anni. Nonostante l’anagrafe ed i tremendi colpi subiti, chi ha avuto modo di incontrarlo di recente lo descrive sempre più determinato e deciso nella convinzione di portare avanti le sue istanze. E’ curioso che Alfano non consideri almeno questo ultimo fatto, che non lo induca a riconsiderare la propria opinione e, di conseguenza, le sue prossime azioni.