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No choosy, Montezemolo e Giannino uniti (please)

Ingovernabilità van cercando, ch´è sì cara, come sa chi per lei la ragion rifiuta. Così avrebbe scritto il sommo poeta se fosse vissuto ai nostri tempi riferendosi alla situazione della politica italiana. O meglio, alla miopia di molti, sia a destra che a sinistra, a volte anche al centro.
 
L’esperienza delle elezioni siciliane dovrebbe aver insegnato che nemmeno gli slogan populisti e/o rottamatori consentono poi di avere risultati utili per incidere realmente. Il movimento di Beppe Grillo ottiene senza dubbio un buon risultato, per alcuni ottimo: ma per far che? Le prime dichiarazioni di Cancelleri, il cittadino marchiato Grillo, sono francamente qualunquiste o ingenue. Mi chiedo cosa significhi “Appoggeremo le buone idee”. Tutto e niente, sicuramente vago. Sono davvero spaventato dall’idea che una tale pochezza possa poi essere rappresentata a livello nazionale, dopo le elezioni del 2013. Non riesco e non voglio davvero immaginare quella che si prospetta una possibile folta schiera di tali elementi in Parlamento a decidere sull’Europa o sull’euro e altre questioni vitali per il Paese.
 
Come evitare che tutto ciò ci porti definitivamente a una sindrome greca? Come rispondere concretamente allo sdegno dei cittadini sempre più colpiti da una crisi che morde oramai da troppo tempo e che ha prosciugato buona parte dei loro risparmi? Come ristrutturare le fondamenta pericolanti di partiti che rimangono comunque i pilastri di un sistema democratico? All’apparenza può sembrare una missione impossibile, in realtà la via ci sarebbe. E nemmeno così complicata, a patto di abbandonare gli eccessi di personalismi e radicalismi che spesso nascondono un desiderio di affermazione personale, leggi poltrone, più che una sostanziale divergenza di contenuti e programmi.
 
Mi riferisco ai recenti commenti di Piercamillo Falasca e Giovanni Boggero che ho avuto modo di leggere in questa libera e aperta tribuna che è Formiche.net, dopo la pubblicazione del manifesto per la Terza Repubblica e alcuni “botta e risposta” tra gli esponenti principali di Italia Futura e Fermare il Declino pubblicati in altri siti. A loro dico facciamo attenzione a non perdere di vista l’obiettivo, ovvero quello di costruire un grande polo riformista, popolare e liberale. Non si crei confusione tra gli aderenti e non si svilisca il lavoro fatto in questi anni sul territorio da tanti che hanno impiegato molta parte del loro tempo per diffondere l’idea che un grande Paese ha la possibilità di farcela, muovendo non da quella che stupidamente è definita l’antipolitica, ma dalla buona politica. Non rinnegando “a prescindere” i partiti, ma aiutando quelli che, per cultura e ideali, appartengono alla stessa area a muoversi nella direzione di un vero rinnovamento.
 
Si lascino perdere le polemiche e i battibecchi sterili. C’è una grande sfida all’orizzonte che deve essere vinta, non per un’effimera affermazione e successo personale, ma per garantire la governabilità del Paese. Non ci si “prova” ad attuare il cambiamento come ho letto da qualche parte e, non riuscendo, ci si consola poi con il fatto di averci… tentato! Non si lasci montare il populismo di Grillo o la delusione degli italiani che si esprime poi con l’astensione. Mai una situazione è stata così propizia per chi ha proposte concrete e spirito di sacrificio: non sprechiamola in eccessi o chiusure. Per dirla alla Fornero: non siamo choosy.
 

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