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Repubblica, ecco perché Scalfari e De Benedetti bisticciano

Si scrive Renzi – Matteo Renzi – ma si può leggere Napolitano – Giorgio Napolitano – il motivo recondito del contrasto fra Carlo De Benedetti ed Eugenio Scalfari esploso nelle pagine del Corriere della Sera. Dove Alan Friedman ha appena rivelato la scelta dall’editore dell’Espresso, e della Repubblica, a favore della doppia corsa del sindaco di Firenze.

L’AMMIRAZIONE DELL’INGEGNERE

Doppia perché Renzi sta notoriamente scalando la segreteria del Pd per potere poi scalare, magari già fra qualche mese, Palazzo Chigi. De Benedetti lo ammira come la più giovane e migliore “spugna” del Paese. Sì, una spugna per la sua capacità di apprendere e assorbire rapidamente ma anche, come accade appunto ai poriferi, di espellere tutto per compressione, all’occorrenza e secondo le convenienze. Proprie o di chi gli garantisce un sostegno prezioso, come l’ingegnere considera probabilmente il suo, per quanto in un passato anche recente egli abbia condiviso con Scalfari la sfortuna, o l’incidente, di non portare fortuna al candidato prescelto.

L’ESPERIENZA FALLITA CON BERSANI

Ne sa qualcosa, per ultimo, l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, preferito a Renzi da entrambi – De Benedetti e Scalfari – nelle primarie dell’anno scorso per il candidato del centrosinistra alla guida del primo governo della nuova legislatura ma uscito sconfitto, o “non vincente”, come preferì dire l’uomo di Bettola, dalle elezioni vere: quelle svoltesi a fine febbraio 2013 per il rinnovo delle Camere.

IL RAVVEDIMENTO DI SCALFARI

A dire il vero, specie dopo avere visto Bersani alla penosa prova della rincorsa parlamentare dei grillini per il velleitario progetto di un governo minoritario di “cambiamento”, o addirittura di “combattimento”, Scalfari fu il primo a mostrare qualche ravvedimento già nella scorsa primavera. Egli scrisse infatti di Renzi, in una delle omelie laiche sulla sua Repubblica di carta, come di una sorpresa positiva. Destinata però ad affievolirsi rapidamente, sino alla riserve espresse domenica scorsa, a parole per la eccessiva imprevedibilità e genericità delle posizioni del sindaco di Firenze, in realtà per gli effetti non proprio corroboranti sulla tenuta del governo delle cosiddette larghe intese tanto voluto dal presidente della Repubblica e già guidato con crescenti difficoltà da Enrico Letta per le turbolenze berlusconiane.

LA SINTONIA SCALFARI-NAPOLITANO

I timori di Scalfari, sintonici con quelli di Napolitano al Quirinale, non sono evidentemente condivisi da De Benedetti, che ha un po’ sforbiciato la barba all’amico Eugenio affidando ad un libro di Friedman in uscita da Rizzoli una sponsorizzazione così completa, quasi dirompente, di Renzi. Una sponsorizzazione che peraltro nella sofferente famiglia della Repubblica – sempre quella di carta – fa pendere ulteriormente la bilancia a favore della linea di crescente distacco dal governo di Enrico Letta impersonata dal direttore Ezio Mauro. Che, anche al costo altissimo di una crisi, avrebbe preferito la settimana scorsa le dimissioni del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri per l’affare, o affari, Ligresti. Al pari, guarda caso, di Renzi. Che se ne sarebbe poi fatto interprete e portavoce nel salotto televisivo di Michele Santoro e Marco Travaglio. E di chi, se no?



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