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Sorpresa, gli Usa batteranno Russia e Arabia nel petrolio

Gli Stati Uniti diventeranno il primo produttore di petrolio al mondo entro il 2017 lasciandosi alle spalle Russia e Arabia saudita. Lo afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) nel suo World Energy Outlook  pubblicato lunedì.
 
Un balzo in avanti che la produzione Usa di oro nero, in declino da tempo, può compiere grazie alla cosiddetta rivoluzione dello shale oil. Il boom della perforazione non convenzionale riguardo le riserve del nord America è per la prima volta riconosciuto ufficialmente dall’Aie.
 
Entro il 2030, afferma lo studio, gli Usa – che attualmente importano il 20% del proprio fabbisogno energetico – diventeranno “autosufficienti”.
 Un risultato che contribuirà a spostare il baricentro del commercio planetario del petrolio verso l’Asia e avrà significative implicazioni per mercato degli idrocarburi e più in generale per quello energetico.
 
Gli effetti geopolitici
Anche dal punto di vista geopolitico le conseguenze saranno di vasta portata. Energeticamente autonoma, Washington potrebbe vedere in modo completamente diverso, se non disinteressarsi del tutto, la sicurezza delle via di trasporto del petrolio.
 
Il ruolo potenziale di Pechino
In questo caso potrebbe essere la Cina a divenire la potenza guardiana dei punti marittimi più bollenti del globo, visto che la dipendenza cinese dagli idrocarburi al contrario è in crescita esponenziale.
 
Gli obiettivi di Obama
La diminuzione dell’importazione di petrolio era un obiettivo della prima amministrazione Obama che il presidente rieletto ha riaffermato nel discorso tenuto davanti ai suoi simpatizzanti la sera stessa del trionfo elettorale.

 
I numeri dell’Aie
Secondo il rapporto Aie, grazie agli idrocarburi non convenzionali la domanda di Washington nei prossimi 10 anni scenderà dai 10 milioni ai 4 milioni di barili al giorno. Entro il 2035 gli Usa diventeranno esportatori netti di petrolio.

 
Le ricadute valutarie
Anche dal punto di vista valutario le conseguenze saranno di non poco conto. Se le previsioni dell’agenzia si riveleranno esatte entro il 2020 dal conto della bolletta energetica Usa spariranno circa 85 miliardi di dollari, il 25% del deficit attuale.
 
Le tecniche per lo sfruttamento
Il boom della produzione non convenzionale iniziato col gas e proseguito col petrolio si basa su tecniche come il fratturamento idraulico e la perforazione orizzontale in precedenza impossibili.
 
Le zone Usa interessate
I territori americani nell’occhio del ciclone di petrolio e gas non convenzionali sono il Bakken Shale in nord Dakota e Eagle Ford nel sud del Texas.
 
I possibili svantaggi
Tra gli handicap di questa forma di estrazione vi è il rapido tasso di calo della produzione e la conseguente ricerca di posti sempre più geologicamente difficili da far fruttare e l’enorme uso di acqua indispensabile al momento della perforazione. Altrettanto si può dire per gli oleodotti per portare il petrolio estratto dai pozzi al mercato.
 
Lo scenario
Per ora, però, dopo anni di declino della produzione, gli Usa si trovano in pieno boom di gas e petrolio ed estraggono più gas e petrolio di qualsiasi altro paese al mondo. Solo negli ultimi 5 anni le forniture americane sono cresciute di 2,5 milioni di barili al giorno. 500mila barili/giorno per anno. Una cifra che quest’anno secondo proiezioni Aie salirà a 6,3 m b/d, per passare nel 2013 a 6,8m b/d. Il livello più alto dal 1993. Il picco verrà raggiunto nel 2035 con 7,8m b/d. Insieme a combustibili biologici e gas naturale liquido, LNG, gli Usa presto produrranno più petrolio di Arabia saudita, 10m b/d, e Russia che si mantiene sulle stesse cifre di Ryad.
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