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La ricetta migliore per tagliare il cuneo fiscale

Si torna a parlare di cuneo fiscale e la Legge di Stabilità ora in discussione in parlamento ne propone una riduzione a partire dal prossimo anno: un’ottima cosa! Ma non tutte le riduzioni sono uguali, quanto meno dal punto di vista degli effetti di stimolo all’attività economica e all’occupazione che ne possono derivare.

LAVORO DIPENDENTE

Il cuneo fiscale sul lavoro dipendente, ossia la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la retribuzione netta che va in busta paga al lavoratore, è la somma degli oneri sociali e previdenziali (a carico prevalentemente del datore di lavoro e, per una parte residua dopo l’abolizione dei contributi sanitari, del lavoratore) e dell’imposta sul reddito pagata dal lavoratore[1]. In termini sostanziali, anche l’Irap può essere considerata parte del cuneo fiscale sul lavoro, poiché viene commisurata al valore aggiunto, e quindi anche al costo del lavoro. E’ da questo punto di vista che il disegno di Legge di Stabilità prevede una riduzione del cuneo da attuarsi attraverso una riduzione dell’Irpef, degli oneri sociali non previdenziali e, in misura minore, dell’Irap (per alcune categorie di lavoratori), per complessivi 2.6 mld di euro nel 2014.

RIDUZIONE IRPEF

A parità di riduzione del cuneo, l’agire su una componente piuttosto che su un’altra ha effetti diversi, e sotto diversi profili. Innanzitutto la riduzione dell’Irpef non riduce il costo del lavoro se non come effetto di second round (indotto da una minore spinta salariale che si potrebbe verificare successivamente), ma va ad aumentare, a parità di costo per il datore di lavoro, la retribuzione netta del lavoratore, con un effetto positivo sul reddito disponibile. La riduzione degli oneri sociali e dell’Irap, invece, a parità di retribuzione per il lavoratore, si trasla direttamente sul costo del lavoro e, nella misura in cui essa si traduca in una riduzione dei prezzi, aumenta la competitività dei nostri prodotti sia sui mercati esteri che su quello interno. Quindi, ridurre il cuneo privilegiando i contributi sociali piuttosto che l’Irpef sposta i beneficiari diretti dello sgravio dalle famiglie alle imprese e gli effetti macroeconomici diretti dai consumi alle esportazioni.

RIDUZIONE CUNEO SULLE IMPRESE

Ma non solo. Anche la riduzione del cuneo sulle imprese operata attraverso una riduzione degli oneri piuttosto che una riduzione dell’Irap ha effetti diversi. A tale proposito, abbiamo effettuato un esercizio[2] di riduzione del cuneo fiscale a carico delle imprese pari a 3 mld. di euro (poco più di quanto previsto dal disegno di Legge di Stabilità), attuata alternativamente attraverso gli oneri sociali piuttosto che l’Irap, con effetti apprezzabilmente diversi. Abbiamo stimato che tale riduzione equivalga a circa un punto di riduzione dell’aliquota degli oneri sociali dei servizi e di 1.2 punti di quelli dell’industria. Sulla base dei nostri modelli tale riduzione comporterebbe una minore crescita del costo del lavoro di circa 0.8 punti percentuali. Se, invece che sugli oneri contributivi, la riduzione del cuneo venisse attuata via Irap, gli effetti sul costo del lavoro sarebbero molto minori, come mostra la figura. Il motivo è che negli ultimi anni si è proceduto a ridurre progressivamente la quota di costo del lavoro nell’imponibile Irap, proprio allo scopo di alleggerire il peso di questa imposta sul lavoro e dunque non può sorprendere che una manovra sull’Irap lo influenzi in modo più modesto.

EFFETTO MACROECONOMICO

Dal diverso effetto sul costo del lavoro e/o sul reddito disponibile delle famiglie ne deriva anche un diverso effetto macroeconomico. Ad esempio, non tenendo conto degli effetti delle misure di copertura che dovrebbero accompagnare gli sgravi, poiché i vincoli di bilancio impongono manovre da attuarsi a bilancio in pareggio, i nostri modelli stimano che uno sgravio pari a 3 mld. sul cuneo avrebbe, nell’arco di due anni, un effetto sul Pil (e, proporzionalmente, sull’occupazione e l’intero sistema economico) pari a 3 decimi di punto se esso fosse attuato con una riduzione di oneri sociali, di 0.15 punti se fosse attuato con una riduzione di Irap, di 0.09 punti percentuali se la riduzione riguardasse l’Irpef. A quest’ultimo proposito, si noti che l’esercizio effettuato distribuisce su tutti i lavoratori dipendenti lo sgravio d’imposta, ma effetti maggiori potrebbero essere ottenuti se lo sgravio venisse concentrato sui percettori a reddito basso, che destinano al consumo una quota molto elevata del proprio reddito.

In una situazione in cui le risorse disponibili per politiche espansive sono così scarse, come l’Assessment della Commissione Europea sul progetto di Legge di Stabilità appena diffuso ricorda puntigliosamente, è vitale che esse vengano destinate alle misure dalle quali si possono attendere gli effetti positivi sull’attività economica maggiori. Per quanto modeste, e certo insufficienti a permettere il riassorbimento dell’enorme perdita di reddito e di occupazione che questa crisi ha prodotto, rappresenterebbero comunque un passo nella giusta direzione.

Leggi l’analisi completa sul sito di Prometeia


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