Skip to main content

Una “IdeaStore” di libri e incontri

Abbiamo il tempo rubato alle attività ed ai doveri della scuola, connotato come ozio e svago,

altamente disimpegnato, discontinuo e raramente organizzato. C’è stato un tempo per il «welfare aziendale» con biblioteche, asilo, centri sportivi: nella tutela del cittadino alle aziende bisogna tornare a chiedere questo probabilmente. Serve una progettazione e un intervento del settore pubblico anche nell’intercettare i servizi dal privato. «Se la cultura è fuori luogo»: Perché i tradizionali «ambienti» mai come in questi anni risultavano chiusi, inaccessibili, indifferenti, freddi, distaccati, le nostre scuole, università, fondazioni, istituti, centri studi a che ora chiudono? Invece siti, motori di ricerca, community? Ancora una volta, ripensiamo in modo moderno le istituzioni e

la cultura, saremo sorpresi dall’uso spasmodico. Serve più che mai una «Cultura che induca in tentazione», che se non sa tendere la mano facesse almeno lo sgambetto. Ma la conoscenza, il “diritto allo studio” non hanno mai imparato e osato. Perso un treno, tra coincidenze, guasti, ritardi, attese? Oggi l’editoria deve farsi trovare, nei modi e nei tempi moderni. Riporto stralci tratti dal libro Liberalizzaci dal male, Rubbettino, che pubblicammo nel 2012, ma l’esempio resta affascinante e raccontato oggi che si inaugura il BOOKCITY a Milano, ancor di più. Sarebbe un investimento sensato presidiare le stazioni! Usare l’utilità pubblica degli spazi per essere “l’ambasciata culturale di riferimento”, anche nei paesi, nelle piccole città, ma certamente a Roma e a Milano. L’idea? Per esempio organizzare una realtà dove arrivi una copia di ciascun libro stampato, come negli Usa, nella Biblioteca del congresso. Perché no? A costo quasi zero poi se si trattasse degli invenduti e

gli ormai fuori commercio, gli introvabili libri di una volta. Dare spazio quindi all’interno degli attuali luoghi in cui si concentra ogni ora una quantità incredibile di persone. A Londra per esempio gli IdeaStore, grandi centri di aggregazione, nuove modalità di concepire le biblioteche, soprattutto perché nascono intorno ai mercati, cioè lì dove la gente c’è già. Proprio su questa sfida ieri, finalmente è stato aperto un luogo intrigante: Open, in Via Monte Nero 6, a Milano. A presto, magari ci vediamo lì. Anche al Book city, ma vuoi mettere la certezza di un luogo che resta?! Perché un evento, emoziona, ma una “sede” fa di più.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter