Arrivederci Mostro e poi il silenzio. Quello più assoluto dal punto di vista musicale per oltre tre anni. Luciano Ligabue è finalmente tornato. Da martedì, in tutti i negozi di dischi e in digital download, sarà disponibile Mondovisione (Zoo Aperto/Warner Music) , il nuovo album fatto di tanta buona musica. Il 30 maggio poi partirà il tour dallo Stadio Olimpico di Roma.
Il disco è stato anticipato dal singolo Il sale della terra – il pezzo più passato dalle radio nelle ultime settimane – che ha un po’ diviso il pubblico. Tra i suoi affezionati c’è chi non ha gradito particolarmente l’urlo di indignazione lanciato dall’artista di Correggio e chi invece lo ha osannato, etichettandolo come il preludio del grande ritorno. Bene, i secondi ci hanno preso.
L’album di Ligabue è ben fatto e la discutibile Il sale della terra quasi passa in secondo piano. Ci sono Siamo chi siamo, La neve se ne frega, Ciò che rimane di noi e infine Sono sempre i sogni a dare forma al mondo che fanno la differenza. Pezzi diversi tra loro ma con un leit motiv di fondo: un Ligabue in formissima.
È scatenato e non solo musicalmente. A chi gli chiede di lui, di come sta vivendo e di come vede il futuro dell’Italia la rockstar emiliana non fa sconti: “È un periodo difficile, in cui bisognerebbe impegnarsi al massimo e ascoltare gli italiani”. Nessun nome, nessun cognome. Un simbolo sì però. E una sensazione. “Il Pd mi ha deluso. E alle primarie non vado a votare”. Grillo può essere la soluzione? “È un movimento necessario, ma non so se sia in grado di rispondere nella maniera migliore ai bisogni della gente”.
La forte parentesi politica per il momento si attenua, ma non si chiude. Non sarebbe possibile, molte sono le canzoni che fanno riferimento alla realtà. Forse è proprio questo il segreto di Mondovisione. “Di solito evito di prendere spunto dai fatti di cronaca perché invecchiano le canzoni” ma la crisi e l’insofferenza politica del nostro Paese sono anacronistiche e perpetuanti.
La tracklist si apre con Il muro del suono e si chiude con Sono sempre i sogni a dare forma al mondo. Nel mezzo tutto il resto. Il senso di questa scelta è chiaro nelle sue parole. “La ricetta per rompere questo muro del suono è fatta di amore e sogni. Non solo si può – spiega Ligabue – ma si deve provare a buttarlo giù. È da un po’ di tempo che dico che stiamo andando a una velocità eccessiva, non proporzionale a noi stessi, per questo dobbiamo fermarci e riprendere il giusto passo”. Come? Con i sogni. “La realtà non è altro che la risultante di una serie di proiezioni che attraverso il filtro della nostra storia e del nostro passato riusciamo a mettere in campo”.
La sua musica è commistione tra concretezza e aspirazione, mediata dal senso politico di certi versi e certe parole. “Non mi sono mai sentito logorato dal potere. Mi sento affaticato quello sì. Molte volte nella mia vita ho avuto la sensazione che si desse troppo peso alle mie canzoni. È come se la gente cerchi nella musica le risposte che non arrivano dalla politica e dalla religione”.
Conclude infine Ligabue con un accenno alla scelta stilistica e grafica del disco. “È un album in cui dal punto di vista sonoro sono molto vicino al mio primo disco. È rock, con tutti i cambiamenti che il rock ha vissuto in questi anni. Mi piace pensare che il rock sia il modo attraverso cui è possibile urlare al mondo i propri sentimenti. La scritta a modi Carosello invece non ha nessun che di pubblicitario, è stata una proposta del grafico a cui ho detto sì perché mi piaceva”.