Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’ufficio parlamentare del bilancio (UPB) nasce con l’obiettivo di promuovere la trasparenza del bilancio e, per questa via, permettere al Parlamento di svolgere il suo ruolo di indirizzo e controllo sul Governo.
CHE COSA SUCCEDE IN ITALIA
In Italia oggi il sistema è tale per cui il Governo ha un controllo pressoché completo nella gestione del Bilancio e dei dati di finanza pubblica. È infatti il Governo – attraverso la Ragioneria Generale dello Stato – che fornisce al Parlamento tutte le informazioni di finanza pubblica ed è al Governo stesso che il Parlamento deve rivolgersi per avere ulteriore dettaglio di informazioni. Eppure la trasparenza dei dati è un bene pubblico, è presupposto della verità dell’informazione, è uno dei principi della democrazia.
COME FUNZIONERA’ L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO
Attraverso l’UPB il Parlamento potrà disporre di fonti autonome di verifica dei flussi di bilancio superando l’attuale monopolio dell’esecutivo. L’UPB – voluto dall’Europa e non, purtroppo, dall’Italia – è stato istituito con principio costituzionale (Legge costituzionale 1/2012) e reso attuativo con la legge rinforzata 243/2012 che, al capo VII ne prevede l’operatività a partire dal primo gennaio 2014. I principi che ne sono alla base – competenza e indipendenza – dovrebbero dare al Parlamento la possibilità di un confronto reale sui dati del governo: previsioni, impatto dei provvedimenti legislativi, sostenibilità della finanza pubblica e molto altro.
QUALI SARANNO I METODI
È vero, parliamo di metodologia. Ma il successo o l’insuccesso delle politiche si evidenzia a partire dai risultati ed i risultati sono condizionati dalla metodologia. Ne consegue che solo la conoscenza degli strumenti metodologici permette di verificare i risultati delle politiche adottate. Obiettivo dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio è quindi quello di incrementare la trasparenza sulle metodologie e sulle decisioni pubbliche, riducendo le asimmetrie informative e l’opacità dietro cui si nascondono comportamenti opportunistici. Grazie alla trasparenza dovrebbe aumentare il costo di reputazione connesso con l’adozione di “cattive” politiche e verrebbe influenzata la capacità degli elettori di premiare – con la rielezione – la “buona” politica.
CHI NOMINA IL BOARD DELL’UFFICIO
In Italia, definite norme e principi istitutivi dell’UPB, è il momento di nominare il Board. La legge 243/2012 prevede che la nomina avvenga con decreto adottato d’intesa dai Presidenti del Senato e della Camera nell’ambito di una lista di dieci nominativi votati dalle Commissioni competenti. Nel mese di novembre le Commissioni dovrebbero definire i criteri per la selezione Board. Il passo successivo sarà la stesura della lista dei dieci candidati da cui eleggere i tre membri.
LA SFIDA PER L’ITALIA
La sfida è quella di nominare un Board di altissima competenza e indipendenza, lontano da logiche clientelari che difendendo privilegi di pochi metterebbero a rischio uno dei fondamenti della democrazia. La proposta per vincere la sfida è quella della trasparenza: mettere il bando su una rivista internazionale, utilizzare criteri di selezione puntuali e verificabili, far uscire il dibattito dai palazzi e coinvolgere l’opinione pubblica.
COME DISSE KEYNES
Certo che, come in ogni battaglia riformista, bisogna superare una montagna di egoismi, pigrizie e cattive abitudini, rimuovere diffidenze e ostilità, fare i conti con robusti e consolidati «muri mentali». Ma si passa da qui. Come disse una volta Keynes, «la difficoltà non sta tanto nelle idee nuove, ma nell’evadere dalle vecchie, le quali ramificano in tutti gli angoli della mente».
Alessandro Maran
senatore di Scelta Civica