Visto che è Natale, forse converrà ricordare che questa festa ha un fondamento storico sicuro. La notizia la dobbiamo al liturgista Tommaso Federici, che ne scrisse sull’Osservatore Romano alla vigilia di Natale del 1998 (“24 giugno, 23 settembre, 25 dicembre: date storiche”), e successivamente sul mensile 30Giorni.
Secondo la vulgata corrente la festa del Natale era in origine un culto pagano, quello del Natale Solis Invicti, che cadendo al solstizio d’inverno celebrava la nascita del nuovo corso solare; solo in seguito la Chiesa avrebbe sostituito per motivi pastorali il culto pagano del sole nascente con la festa della nascita del nuovo sole dell’umanità, Gesù. Questa, in estrema sintesi, la storia come ce l’hanno raccontata. In realtà le cose stanno diversamente, ed ora è possibile affermare con precisione che Gesù nacque davvero un 25 dicembre. La scoperta si deve soprattutto ai lavori di due specialisti, Annie Jaubert e Shemariahu Talmon.
Se Gesù è nato un 25 dicembre, il concepimento deve essere avvenuto, ovviamente, 9 mesi prima. E non a caso il calendario cristiano pone al 25 marzo l’Annunciazione a Maria. Ma l’evangelista Luca ci dice anche che giusto sei mesi prima era stato concepito Giovanni Battista. Quel concepimento, che non viene ricordato nella Chiesa d’Occidente, le antiche Chiese bizantine lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre, appunto sei mesi prima dell’Annunciazione a Maria. Il Vangelo di Luca si apre con la storia di Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità. Sempre da Luca sappiamo che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abìa, e che quando ebbe l’apparizione “officiava nel turno della sua classe“.
Ora bisogna sapere che nell’antico Israele i sacerdoti erano divisi in 24 classi le quali, dandosi il turno con una cadenza fissa, prestavano servizio liturgico nel tempio per una settimana, due volte l’anno. Si sapeva anche che la classe di Zaccaria nell’elenco ufficiale era l’ottava, senza conoscere però quando cadevano i suoi turni di servizio. E qui entra in gioco il professor Talmon. Lavorando sui testi esseni di Qumran e sul calendario del Libro dei Giubilei, lo studioso è riuscito a precisare in quale ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali (per inciso: l’articolo in cui Talmon dava ragione delle sue scoperte risale addirittura al 1958: verrebbe da chiedersi come mai ci siano voluti decenni perché arrivasse al grande pubblico). Alla classe di Abìa toccava il servizio liturgico al Tempio due volte l’anno, ed una di quelle volte capitava proprio nell’ultima settimana di settembre! Le Chiese bizantine avevano dunque ragione a celebrare tra il 23 e il 25 settembre l’annuncio a Zaccaria. Si aveva così un fondamento “storico” esterno all’ambito liturgico, biblico e patristico, di un’antichissima tradizione.
Questa, in sintesi, la successione dei fatti, disposti su un arco temporale di 15 mesi: il 23 settembre l’annuncio a Zaccaria e il concepimento di Giovanni; il 25 marzo, sei mesi dopo, l’annuncio a Maria e il concepimento di Gesù; il 24 giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, il 25 dicembre, la nascita di Gesù. In conclusione: fissando in quel giorno la festa del Natale la Chiesa non ha fatto una scelta arbitraria, dettata da motivi pastorali o peggio ancora politici. Come ha scritto Federici, “quando la Chiesa celebra la nascita di Gesù nella terza decade di dicembre, attinge all’ininterrotta memoria delle prime comunità cristiane riguardo ai fatti evangelici e ai luoghi in cui accaddero…il 25 marzo e il 25 dicembre per l’annunciazione del Signore e per la sua nascita non furono arbitrarie, e non provengono da ideologie di riporto”. L’ennesima dimostrazione che la fede non si fonda sulle favole ma, per l’appunto, su fatti storici.