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Ecco chi pagherà i prossimi salvataggi bancari

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Sarebbe stato raggiunto un accordo tra Parlamento europeo e Stati membri Ue sul trattamento delle banche in dissesto. La Banking Recovery and Resolution Directive prevede l’anticipo al 2016 del nuovo regime, basato sul principio che la copertura delle perdite di banche insolventi peserà, nella maggior misura possibile, sugli investitori privati e non sui contribuenti.

PROTEZIONE E RISOLUZIONE

Prevista la protezione dei depositanti assicurati, cioè di quelli sotto i 100.000 euro, e la nascita di un fondo di risoluzione bancario, da mandare a regime su un arco temporale decennale, finanziato dagli istituti (e quindi con oneri che ricadranno fatalmente sui clienti) per l’1% del totale dei depositi assicurati.

CHE COSA PREVEDE L’ACCORDO

Nella procedura di bail-in potranno essere coinvolti anche gli obbligazionisti senior, come richiesto dalla Germania e del blocco dei Paesi del Nord Europa. L’accordo prevede che, prima di usare il fondo di risoluzione, sarà obbligatorio procedere all’abbattimento di almeno l’8% delle passività della banca coinvolta. Dopo aver applicato il bail-in minimo dell’8%, gli stati nazionali potranno fare ricorso al fondo di risoluzione (alimentato dai versamenti delle banche) o a fondi pubblici per ricapitalizzare la banca o proteggere altre categorie di creditori ma solo dietro autorizzazione di Bruxelles e comunque entro la soglia del 5% delle passività totali della banca. Ciò significa che, nei casi più gravi di dissesto, serviranno dei bail-in ben superiori al minimo dell’8%.

LA MORALE DELL’ACCORDO

La sintesi, dietro le tecnicalità, è che resta la linea nazionale di risoluzione delle banche in dissesto ma, viste le crescenti pressioni per spezzare il legame banco-sovrano, il futuro prevede che a pagare il conto saranno soprattutto i risparmiatori-investitori privati, in primo luogo tutti gli obbligazionisti e poi i depositanti non assicurati. Le nazionalizzazioni bancarie diverranno molto più difficili, e con esse anche le ricapitalizzazioni prudenziali (con soldi pubblici) di banche che hanno coefficienti patrimoniali entro la norma. Anche in questo caso, comunque, l’orientamento è quello di far pagare preventivamente almeno gli obbligazionisti subordinati. Soprattutto, l’ipotesi di usare fondi comunitari come quelli dell’Esm per operare salvataggi bancari diviene sempre più remota, e di fatto si dissolve.

(sintesi di un’analisi più ampia che si può leggere sul blog Phastidio.net)

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