I pugni di Bruno Martinazzi sono stati prelevati dall’atrio del Centro Direzionale della Fiat in Corso Ferrucci. 2 pugni di pietra bellissimi. Opera scultoria voluta da Giovanni Agnelli, terminata nel 1978.
Non è noto dove saranno trasferiti. E così, in questo stato di sospensione, mentre i pugni (statici) si muovono animati da un dinamismo inefficace verso chissà quale dove, non ci rimane che ripiegare nell’aforisma:
– La Fiat non avrà più un pugno pesante. Anzi due.
– Ha ragione Landini, il peso della Fiat a Torino è diminuito e diminuirà ancora.
– Fossi in Landini, starei attento. Non è che i pugni, i Pugni di Martinazzi, sono diretti proprio a lui?
– La Fiat ha deciso di donare i pugni al premier Enrico Letta. Auspicio di maggior decisionismo da parte del suo governo.
– I Pugni sono in viaggio verso Bruxelles. Verranno scaraventati sul tavolo dei tecnocrati. Se c’è da battere i pugni, tanto farlo come si deve.
– Il motivo del trasferimento è puramente familiare. Uno dei due pugni è destinato a Lapo sperando che si metta a ragionare. L’altro è di scorta.
– I Pugni di Martinazzi, concepiti come simbolo della lotta di classe, sono stati donati dalla Fiat a Mariano Ferro leader del Movimento 9 Dicembre. Movimento, oggi certamente un po’ sconclusionato, con non ancora un programma chiaro di richieste. Ma l’unico embrione di “collettiva partecipazione”.