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Un Natale senza luce

Natale senza luce. No, non si tratta di una metafora ma la cronaca delle ultime 24 ore nei dintorni di Domodossola, una decina di chilometri dalla Svizzera. Un giorno iniziato con lievi fiocchi di neve dal cielo, perfetti per l’atmosfera di festa. Se non fosse che, con il passare delle ore, quella leggerezza si mischia alla pioggia, rendendo la neve particolarmente pesante. Ed ecco che in serata, mentre c’è ancora chi è intento a scambiarsi qualche regalo, l’elettricità si fa ballerina. Le case piombano nel buio e nel freddo. Paura e risate, candele recuperate chissà dove e torce nelle mani dei più previdenti.

Torna la luce, sospiro di sollievo. Ma è solo per pochi secondi. Il sistema non regge e succede così per molte volte per la gioia di pc, tv e di tutti gli apparecchi sensibili ai continui sbalzi di tensione. Meglio mettersi l’anima in pace e rifugiarsi sotto un piumone con la speranza che il mattino riporti, con la luce naturale, anche quella artificiale con tutti i benefici annessi: acqua calda, riscaldamento, internet. Ma così non è. Preso dallo sconforto, c’è chi prova a cercare rassicurazioni, chi vuole sfogarsi perché “nel 2013 non è possibile” con il numero verde della società elettrica. Ma a rispondere è solo una voce metallica che dice: “Il servizio verrà riattivato entro le 14.45”. Nessuna possibilità di lamentela concessa.

Mancano ancora molte ore a quel confine tra modernità e tempi antichi, tra le comodità e  le usanze di una volta. E allora vale la pena provare a riscoprirle quelle usanze, a liberarsi dalla schiavitù di cellulari (quando termina la batteria è finita, punto), da interruttori a cui cocciutamente ci si dirige nonostante sia evidente che resteranno spenti. Cambiano le prospettive, il silenzio regna sovrano, il fuoco scalda quello che stufette elettriche e microonde lasciano freddo.

Neanche il tempo di abituarsi alla “nuova vita” ed ecco che dopo qualche ora il paese piano si riaccende insieme a pc, tv, forni perché il pranzo di Santo Stefano, anche se un po’ in ritardo, ora si può celebrare. E mentre c’è chi si interroga se si stava meglio prima o adesso, a me non resta che scrivere di questo Natale sospeso tra il buio e la luce.



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