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La Cina verso una bolla immobiliare, anzi no

Il Celeste Impero ha ancora i suoi assi da giocare. Da un lato le riforme dello scorso novembre che mirano a trasformare la Cina in un’economia di mercato, caratterizzata da ritmi di crescita più sostenibili e maggiori diritti; dall’altro lato persino il ritracciamento di quella che si annunciava come una spaventosa bolla immobiliare.

LA BOLLA IMMOBILIARE
Non è solo il governo a sminuire, con proclami più o meno propagandistici, la portata della crisi del real estate, ma anche una banca d’affari come Ing. “Le città fantasma – spiega Peter Sengelmann Gestore senior nel team sul debito emergente di Ing Investment Management – rappresentano un’eccezione e non la regola. Ci sono diversi fattori che si muovono a favore del real estate cinese. Uno è che si tratta di un settore sensibile dal punto di vista politico: l’urbanizzazione ha portato in venti anni il 50% della popolazione a vivere nelle città e ci aspettiamo che al 2013 la quota aumenti al 70%. Ci sono metropoli, come Chongqing nella zona centrale del Paese, dove le costruzioni non riescono a stare dietro alla domanda”. Inoltre, il mercato immobiliare è importante per l’economia più che in ogni parte del mondo.

PREZZI IN AUMENTO
“Secondo la Banca mondiale – continua Sengelmann – il real estate conta per il 20% della ricchezza personale in Usa ed Europa, e per il 60% in Cina. I dati dei primi sei mesi del 2013 mostrano un mercato immobiliare in ottima forma: le transazioni sono aumentate del 30% anno su anno. E il trend è proseguito anche in settembre con i prezzi nelle 70 città monitorate dal China’s National Bureau of Statistics cresciuti dell’8,7% anno su anno. I costruttori si aspettano che le vendite aumentino tra il 20-30% nel 2013 rispetto al 2012”. Ma questi incrementi sono necessariamente positivi?

GLI INTERVENTI DEL GOVERNO
A settembre il Financial Times lanciava l’allarme sugli aumenti dei prezzi degli immobili cinesi: il 20% annuo nei distretti industriali di Shangai, Pechino e Shenzen, e l’8% in media in tutta la Cina. Secondo il Milken Insitute, nella provincia di Pechino i prezzi sono cresciuti di oltre il 30% tra il 2004 e il 2007 e del 23% nei tre anni successivi, per poi calare del 12% fino al 2012. Il governo è intervenuto a più riprese per sostenere il settore e la corsa è ripresa lo scorso anno. Secondo Hsbc, mentre si continua a costruire, ci sono circa 53 milioni di case senza proprietario: “negli ultimi dieci anni – si legge in un report della banca d’affari britannica – i prezzi sono aumentati troppo rapidamente e nel contempo ci sono stati immense agevolazioni alla costruzione, tanto che i prestiti per costruire sono cresciuti del 225% tra il 2002 e il 2012 rispetto ai dieci anni precedenti”. Ed è aumentata anche l’erogazione dei mutui: secondo la Banca Popolare di Cina ce ne sono in circolazione per un ammontare di 1500 miliardi di dollari e “al fine di collocare i nuovi appartamenti esistenti, si potrebbe superare quota 2000 miliardi entro la prima metà del 2014”, si legge in un report di Standard Chartered. Nel terzo trimestre 2013 intanto sono stati concessi 99 miliardi di dollari in mutui, il 44% in più rispetto allo stesso periodo del 2012.

CRISI CINESE DEI SUBPRIME?
La ragione di questo boom sta sostanzialmente nella concessione di sconti di varia entità: se il tasso di riferimento per i mutui ipotecari è del 7%, i grandi istituti locali hanno concesso sconti del 10% e un colosso come Hsbc si è presentata sul mercato con un tasso del 4%. Mutui facili e senza eccessive garanzie, dunque a forte rischio di insolvenza. Il circolo vizioso, che rimanda alla crisi dei subprime americani, sembra innescato: con la differenza, rispetto all’esperienza Usa, che difficilmente Pechino potrà riversarne gli effetti sul mondo intero. Senza considerare che il tapering, ovvero la fine delle iniezioni di liquidità della Fed di cui tutto il mondo, e soprattutto quello emergente, ha fin qui beneficiato sta per dispiegare i suoi effetti, per lo più sconosciuti. C’è davvero da augurarsi, per la Cina, che abbia ragione Ing.


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