Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito oggi sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi
La Bce è pronta ad agire. Ma ieri ha mantenuto i tassi d’interesse allo 0,25% e non ha annunciato nuove operazioni straordinarie, come per esempio il lancio di una nuova operazione di rifinanziamento delle banche (Ltro). Le borse europee inizialmente hanno apprezzato i toni più determinati usati dal presidente Mario Draghi, ma poi hanno girato al ribasso, a eccezione di Piazza Affari che ha chiuso in rialzo dello 0,3%.
DATI STABILI
Mentre l’euro, dopo una serie di alti e bassi, ieri sera era sostanzialmente invariato a 1,3586 dollari. E lo spread, dopo aver toccato un minimo a 193 punti base, è risalito in serata a 199.
L’AVVERTIMENTO DI DRAGHI
«Se necessario siamo pronti ad adottare altre azioni decisive», ha avvertito Draghi, aggiungendo che «il consiglio direttivo sottolinea con forza che manterrà un orientamento accomodante della politica monetaria per tutto il tempo necessario, che aiuterà la ripresa economica». Draghi ha quindi spiegato che la Bce è pronta a intervenire sia in caso di «una stretta ingiustificata sui mercati monetari che di un peggioramento delle prospettive inflazionistiche di medio e lungo termine». Secondo Carsten Brzeski di Ing, la Bce è «in allarme rosso» perché ha sì lasciato i tassi di interesse invariati, ma «ha anche aumentato il potere verbale delle sue parole, mettendo in evidenza la sua determinazione ad agire nuovamente».
RISPOSTE GENERICHE
Draghi, però, «non è entrato nel dettaglio dei possibili passi» che la Bce potrebbe compiere, «limitandosi a dire che utilizzerà solo gli strumenti idonei, in base ai trattati europei. Questo lascia spazio a speculazioni e fantasie». Secondo Brzeski, l’Eurotower «sta costruendo una cassetta degli attrezzi su misura con strumenti diversi per situazioni differenti». Mentre per Elga Bartsch, economista di Morgan Stanley, le dichiarazioni del banchiere centrale «fanno pensare ad azioni che potrebbero essere più audaci del piccolo taglio dei tassi d’interesse da noi previsto». Philippe Gudin, economista di Barclays, ha invece detto di continuare a ritenere che la politica monetaria «resterà invariata almeno per i prossimi due anni», pur riconoscendo che sono aumentate le possibilità di un taglio dei tassi e di nuove misure per dare liquidità al sistema.
LONTANI DAL GIAPPONE
Draghi ha sottolineato che «non si può cantare vittoria» perché la ripresa «c’è ma è fragile» e si prevede una dinamica di recupero a rilento sia quest’anno che il prossimo. Il numero uno dell’Eurotower ha poi ribadito che non si vedono segni di deflazione: «Non siamo in uno scenario alla giapponese», ha detto, ma «le pressioni sui prezzi resteranno sommesse per almeno due anni» ed è chiaro che «dobbiamo essere molto consapevoli dei rischi derivanti da un lungo periodo di bassa inflazione».
L’UNIONE BANCARIA
Parlando dell’Unione bancaria, Draghi ha infine chiarito che nella valutazione della qualità degli asset delle banche da parte della Bce i titoli di Stato saranno «trattati esattamente come previsto dal Comitato di Basilea», ovvero privi di rischio. Draghi ha però sottolineato di non confondere i criteri usati nell’asset quality review con il trattamento degli stessi negli stress test.
NUOVO TAGLIO DEI TASSI?
Per riassumere, uno strategist ha dichiarato che «inevitabilmente verrà presa qualche nuova misura, altrimenti Draghi non si sarebbe così esposto durante il suo discorso». È quindi probabile che «tra febbraio e marzo possano essere nuovamente tagliati i tassi o possa essere presa qualche altra misura di tipo non convenzionale».
DIFENDERE LA CREDIBILITÀ
Perché, verrebbe da aggiungere, se così non fosse, le parole di Draghi finirebbero per essere catalogate nell’ambito del «vorrei ma non posso». E a quel punto sarebbe a rischio la sua credibilità. Quella che ha consentito di ridurre in maniera drastica gli spread dei Paesi mediterranei.