Almeno la data c’è. L’accelerazione renziana sulla riforma elettorale sembra avere sortito i primi effetti. La conferenza dei capigruppo ha deciso: il 27 gennaio il nuovo testo sbarca a Montecitorio. I tre modelli messi sul tavolo dal nuovo segretario Pd hanno costretto i vari attori in campo a confrontarsi, esporsi, scegliere da quale parte giocare. Il che significa anche dare il via a un “mercanteggiare” da vero e proprio suk.
Cresce il partito del “sindaco d’Italia”. Un sistema che piace ai centristi, ai popolari, ad Angelino Alfano, a una parte del Pd. Non certo a quella renziana che punta invece al dialogo con le opposizioni, Silvio Berlusconi in primis, sul modello spagnolo. In posizione defilata il M5S che per ora respinge al mittente ogni tentativo di comunicazione.
La resa dei conti a Largo del Nazareno si avrà giovedì prossimo in direzione nazionale. Il segretario ha promesso di tirare le fila delle sue consultazioni e di arrivare a una proposta condivisa da tutto il partito. Anche se le sorprese finali potrebbero arrivare direttamente in aula. La riforma elettorale infatti viene votata a scrutinio segreto. I “franchi tiratori” sono in agguato.
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