“La prima regola per vincere? Non aver paura di perdere…”
(Anonimo Dottore)
Quindici milioni di euro per poco più di 1.500 scuole, in due anni. A tanto ammonta lo stanziamento del MIUR per la realizzazione e il potenziamento delle reti wireless a banda larga nelle scuole secondarie nell’ambito del progetto “Wireless per le scuole” presentato lo scorso ottobre.
Un primo passo senza dubbio incoraggiante, ma ancora insufficiente se si pensa che in Italia gli istituti secondari di secondo grado sono circa 8.500. Considerato che il progetto di cui si parla ha destinato una media di poco meno di 10.000 euro a ciascuna scuola, per coprire l’intera popolazione scolastica di secondo grado occorrerebbe un’altra settantina di milioni. Che non sono neanche tantissimi, se vogliamo, ma che ugualmente può essere difficile reperire.
La direzione però è quella giusta, e va seguita con impegno. Non mi stancherò mai di ricordare quanto una maggiore diffusione delle tecnologie wireless possa incidere positivamente sul Pil, né quanto la formazione – a partire dalla scuola – giochi un ruolo decisivo in un contesto di capitalismo intellettuale. E dunque credo non si debba perdere questa occasione, provando a mettere in campo soluzioni innovative.
La domanda che mi pongo, e la proposta/provocazione che lancio al Ministero, è perché non provare a coinvolgere i privati in questo tipo di operazioni? Perché non convincere i grandi provider di servizi di connettività a farsi carico, magari in parte, dei costi necessari ad avere una scuola secondaria “100% wireless”?
Le società di telecomunicazioni potrebbero avere un enorme ritorno di immagine da operazioni di questo tipo, a fronte di investimenti largamente rientranti nei loro capienti budget di comunicazione, e oltretutto potrebbero contribuire alla creazione di una nuova generazione tecnologicamente formata, composta da tanti che domani saranno i loro utenti e anche i loro collaboratori.
Allo stesso tempo, l’istruzione pubblica potrebbe offrire un servizio ormai irrinunciabile ai suoi studenti e mettersi al passo con i più avanzati partner europei. Sarebbe la classica circostanza in cui si vince perché vincono tutti.