Quando il compassato Sole 24 Ore s’innervosisce allora vuol dire che l’imprenditoria è davvero imbestialita. Oggi il quotidiano di proprietà di Confindustria titola in prima pagina: “Stretta Ue sui gas serra, l’allarme dell’industria”. Il corsivo di prima pagina del quotidiano diretto da Roberto Napoletano chiarisce e commenta in poche righe la portata della questione: “Se l’arcigna Europa del rigore si agghinda con la camicia di forza dell’ambientalismo velleitario, per i Paesi in cerca di fuga dalla recessione, come è per l’Italia, non può che esserci prima paralisi, poi declino”. “La green economy – si legge anche nel corsivo del Sole 24 Ore – è una svolta sacrosanta, ma perché il verde sia di speranza e non di bile servono gradualità razionale e investimenti”.
LA PORTATA DELLA QUESTIONE
Nel mirino del Sole e della confederazione presieduta da Giorgio Squinzi c’è l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030; obiettivo che Confindustria ritiene irrealistico e che rischia di penalizzare ulteriormente le imprese. Per questo Squinzi, in una lettera al premier Enrico Letta e alla Ue, esprime “forte preoccupazione” per le delibere che la Commissione europea si appresta ad adottare il 22 gennaio”.
I FRONTI DEGLI STATI
“E’ velleitario – aggiunge in un commento il quotidiano il Sole 24 Ore – associarsi a Gran Bretagna, Germania, Francia e altri 8 Paesi nel chiedere un ulteriore inasprimento delle politiche di abbattimento delle emissioni di CO2″. Quattro Paesi (Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia) hanno scritto una lettera alla commissaria europea al Clima, Connie Hedegaard, per chiedere un obiettivo di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030. Alla richiesta si sono unite anche Olanda e Spagna, sottolinea il Sole. Fra i Paesi, aggiunge Jacopo Giliberto del quotidiano diretto da Napoletano, la Polonia è il perno delle opposizioni contro nuove misure ambientali: “Ma le posizioni sono molto variegate. Per esempio lo stesso commissario europeo all’Energia, il tedesco Ottinger, non vuole che alle fonti rinnovabili vengano fissati obiettivi vincolanti, e non vuole vincoli la Gran Bretagna”.
LE TAPPE EUROPEE
Entro il 22 gennaio, la Commissione di Bruxelles dovrà aver messo a punto le politiche per i prossimi quindici anni. La presentazione ufficiale è prevista per il 30 gennaio.
LE POSIZIONI NEL GOVERNO LETTA
Alla posizione ambientalista del ministro Andrea Orlando del Pd si affianca quella del suo collega di partito, Flavio Zanonato, titolare del dicastero dello Sviluppo economico, che “riflette una linea più industrialista e meno rigorista”, chiosa Carmine Fotina del Sole. Nella maggioranza di governo è in particolare il Nuovo Centrodestra di Alfano a essere critico con le posizioni del ministro dell’Ambiente.
LA PAROLA A FEDERACCIAI
“Non si può non mettere in risalto – ha detto il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi – le particolarità dei Paesi firmatari della richiesta di riduzione unilaterale: Germania e Inghilterra hanno già adottato misure di compensazione degli extracosti per le aziende ad alta intensità energetica, che quindi verrebbero toccate marginalmente da ulteriori obiettivi di riduzione, e la Francia ha una larga parte dell’energia prodotta da fonte nucleare il cui costo non viene evidentemente toccato dalle azioni sull’anidride carbonica”.
LA PROTESTA DI ASSOCARTA
“Questi obiettivi – ha spiegato il presidente di Assocarta, Paolo Culicchi – sono raggiungibili solo a costi elevati. L’industria della carta è doppiamente penalizzata: nella bolletta gonfiata dagli sgravi ambientali e nella concorrenza sull’approvvigionamento di materia prima con gli operatori di biomasse”.
L’ALLARME DI ASSOVETRO
“Un’eventuale penalizzazione dell’attuale situazione che regolamenta il dossier CO2 metterebbe in serio pericolo la competitività e la sopravvivenza dell’intera industria italiana del vetro che impiega circa 22mila addetti”, ha spiegato il presidente di Assovetro, Massimo Noviello.