Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il colosso francese Total ha appena annunciato l’acquisizione del 40% di due permessi di esplorazione per riserve di shale gas sul territorio britannico, in un’area di 240 km quadrati nella regione dell’East Midlands.
L’AVVENTURA BRITANNICA DI TOTAL
L’azienda ha mostrato particolare soddisfazione nell’annunciare l’acquisizione, considerandola “fondamentale per un Gruppo che prosegue i suoi investimenti in un settore molto promettente, anche in Europa”. I partner di Total nell’avventura britannica saranno la sussidiaria di Dart Energy Europe, GP Energy, al 17,5%, Egdon Resources (14,5%), Island Gas (14,5%) e eCorp Oil & Gas UK (13,5%).
Total affila le armi per potenziare la sua presenza oltre Manica: con un investimento annuale di circa 2 miliardi di dollari, entro il 2015 la succursale britannica della compagnia francese (Total E&P UK) diventerà il primo produttore di idrocarburi del Paese.
GOVERNI ALLE PRESE CON L’EUROPA
Tutti i Governi nazionali devono però fare i conti anche con la politica ambientale europea. Il prossimo 22 gennaio si attende la comunicazione della Commissione sull’agenda politiche climatiche ed energetiche fino al 2030, che riaggiornerà anche i suoi obbiettivi sulle emissioni di gas serra, uso di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. In quest’ambito è atteso un testo – con tutta probabilità una raccomandazione agli Stati Membri – che andrà proprio a toccare il tema dell’utilizzo delle tecnologie di fracking per estrarre shale gas.
Secondo le prime anticipazioni circolate sulla stampa europea, fra le indicazioni che entreranno nel documento ci sarebbe l’invito ad armonizzare e rafforzare l’attività di consultazione e partecipazione pubblica dei territori interessati e a redigere più stringenti valutazioni di impatto preliminari alle operazioni di perforazione.
IL BRACCIO DI FERRO
Tracciamento delle acque, monitoraggio delle emissioni e installazione di infrastrutture specifiche per catturare e trasportare il gas sono alcune delle altre misure sulle quali la Commissione pone la sua attenzione.
In questi giorni è in corso il consueto “braccio di ferro” che precede la presentazione ufficiale del testo. La disfida è tra chi avrebbe voluto vedere una Unione Europea più coraggiosa nell’adottare misure vincolanti e limitative sullo shale gas europeo – il gruppo dei Verdi del Parlamento europeo in primis – e chi, fra questi il Commissario europeo all’Ambiente Janez Potočnik, lascia ancora aperta un’opzione al ritiro di qualsiasi tipo di testo, vanificando gli sforzi degli ultimi mesi.
Una qualunque regolamentazione in materia, questo è certo, è infatti comunque destinata ad incagliarsi in estenuanti trattative legislative condotte in prima linea da Regno Unito e Polonia che non hanno nessun interesse a che Bruxelles intervenga con una normativa su un settore per loro strategico, in termini sia economici che di sicurezza di approvvigionamento.
Giovanni Galgano, managing director Public Affairs Advisors
@GioGalgano
@PAAdvisors