L’ex primo ministro cinese Wen Jiabao nega di aver mai usato potere e ruolo per favorire l’arricchimento della famiglia. L’ex premier ha voluto rimarcare la propria integrità quando è trascorso oltre un anno dall‘inchiesta del New York Times sulle fortune nascoste accumulate dalle famiglia Wen negli anni al potere, stimate in 2,7 miliardi di dollari.
LE RIVELAZIONI DEL NYT
Rivelazioni pubblicate alla vigilia del Congresso del Partito comunista del novembre 2012, che segnò il passaggio dalla quarta alla quinta generazione di leader cinesi. L’inchiesta fu premiata con il Pulitzer, sebbene non mancassero sospetti su presunti dossier giunti sulle scrivanie dei reporter, nella lotta di potere interna al partito. Per il New York Times fu tuttavia anche la causa dell’oscuramento sui server d’oltre Muraglia e delle difficoltà nel rinnovo dei visti per i propri reporter.
LA DIFESA DI WEN JIABAO
La difesa di Wen è contenuta in una lettera inviata lo scorso dicembre a Ng Hong-mun, già delegato all’Assemblea nazionale del popolo ed editorialista del quotidiano di Hong Kong, Ming Pao, che ha scelto di pubblicare il contenuto sul giornale.
“Sono venuto al mondo a mani vuote e voglio lasciarlo da pulito”, ha scritto l’ex premier, “Non sono mai stato coinvolto né lo sarò in casi di abuso di potere per fini personali perché questi guadagni non scuoteranno le mie convinzioni”.
RAPPORTI OPACHI
Non è ancora chiaro se Ng abbia avuto il via libera di Wen per pubblicare lo scambio. Il rapporto tra i due risale al 2011, quando l’editorialista fu invitato a Pechino. Prima i due avevano avuto contatti in quanto Ng servì come rappresentate dell’Asseblea nazionale del popolo.
Come nota il britannico Telegraph, la lettera dell’ex premier è un’insolita iniziativa di un dirigente cinese di giustificare le proprie azioni. Già all’indomani della pubblicazione dell’inchiesta due avvocati avevano scritto al South China Morning Post a nome del premier per smentire quanto rivelato dal quotidiano newyorkese.
PROSSIMO OBIETTIVO?
L’opinione più diffusa è che Wen voglia tutelarsi e scacciare da sé i sospetti per evitare di diventare la prossima “tigre” a cadere nella rete della campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, mentre si rincorrono le notizie sulla ipotetica caduta di Zhoun Yongkang, ex zar della sicurezza e uomo forte dell’industria petrolifera cinese, con inchieste che hanno toccato diversi suoi collaboratori.
“Potrebbe essere un modo per evitare le indiscrezioni e i sospetti sul fatto che sia il prossimo dopo Zhou Yongkang”, ha spiegato l’analista politico William Lam, citato dall’agenzia France Presse.