Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Può un governo occuparsi quasi esclusivamente di tassazione sulla casa per tutti i mesi del suo breve mandato e produrre il risultato di caos in corso da giorni nei pagamenti di mini Imu e Tares? I cittadini contribuenti sicuramente se lo staranno domandando, come si staranno chiedendo cosa «c’azzecchi» con l’Eurozona un contesto di file di ore ai Caaf o agli uffici competenti o anche cosa ci sia di europeo nel recapitare due diversi bollettini, uno solo pagabile in banca, per, di fatto, lo stesso adempimento. Un pagamento medio di 42 euro per la cosiddetta mini Imu si è trasformato nel girone infernale degli italici già stremati da cinque anni di recessione, che ha bruciato poco meno del 10% del Pil del 2008, e da un mercato domestico in deflazione.
UN PRECEDENTE
Come è possibile che la classe politica più pagata dell’Eurozona produca risultati tanto scadenti? Come è possibile che un ministero, quello dell’economia, in mano a dei ministri tecnici da decenni, non sia in grado di pianificare praticamente nulla? Con tutti i suoi limiti va detto che un caos del genere ha precedenti, forse, lontani nella prima Repubblica ai tempi delle manovre per decreto legge a raffica intrannuali. Nel 1970 in California fu la marcia contro l’eccessiva pressione fiscale a innescare la rivoluzione liberale che portò, in successione, Ronald Reagan a essere governatore eppoi presidente degli Usa. Era un rivolta contro uno stato onnivoro che aveva occupato troppi spazi di manovra alla libertà dei singoli cittadini. E lo stato fu costretto a ritirarsi, vinto da una maggioranza, non più silenziosa, non più disponibile a farsi tartassare da politici e burocrati pro tempore.
LE VESSAZIONI DEL GOVERNO LETTA
Nella modernità contemporanea la rivolta fiscale la innescano gli adempimenti e i fardelli, in aggiunta alle aliquote fiscali, posti sulle spalle dei cittadini (per la Banca mondiale l’Italia è all’ultimo posto, peggio della Grecia, per i costi amministrativi di natura fiscale sopportati dalle imprese, ndr). In un mondo a portata di click o di touch i contribuenti non accettano più di essere vessati da pezzi di carta, file chilometriche, micropagamenti a ripetizione, adempimenti infiniti, perché tutto il resto della loro vita è ormai appcentrico.
L’ORDIGNO TARES-MINI IMU
Per questa ragione il caos mini Imu e Tares è un vero detonatore posto nel mezzo della società italiana. Un ordigno, in un paese nel quale il M5S è già il partito più votato alla camera, capace di innescare una rivoluzione fiscale dai contenuti originali e dai risultati imprevedibili. Il governo Letta, con un livello di impopolarità da record, rischia di essere la scintilla della piazza in mano ai forconi di turno. Tutto per non aver saputo gestire una tassa sugli immobili: il default italico non è soltanto finanziario.