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Non solo bitcoin. Ecco le altre monete virtuali presenti sul mercato

Nonostante la moneta virtuale più conosciuta e con maggiore diffusione sia il bitcoin, nel mercato digitale internazionale ci sono altre valute che stanno prendendo piede.

C’ERA UNA VOLTA…
Il bitcoin è apparso per la prima volta nel 2009 e il suo obiettivo principale era evitare la presenza di intermediari (tra i quali le banche, per intendersi) nel processo di creazione di denaro e nelle transazioni commerciali ed economiche. La crisi aveva spazzato la fiducia nelle realtà finanziarie. Così, il sistema tecnologico che permette condividere informazioni in maniera diretta con il P2P (o rete peer to peer), ha cominciato a conquistare investitori. Le operazioni con bitcoin si fanno attraverso un processo chiamato mining, ovvero, la risoluzione di un algoritmo matematico. Per ogni problema risolto si processa un blocco di bitcoin. Ma dopo avere superato i 1200 dollari l’anno scorso, il valore del bitcoin è precipitato a 784 biglietti verdi.

LE MONETE DI SOCHI
È difficile capire quante siano le monete virtuali realmente valide. Su Coinmarketcap.com, un sito dedicato a registrare la capitalizzazione in Borsa di queste particolari divise, oggi ne sono operative 78. Litecoin, peercoin, namecoin e quark sono alcune delle più note. Il boom delle transazioni e le quotazioni del bitcoin hanno generato queste serie di repliche, ma avranno lo stesso successo?

Negli ultimi giorni, per esempio, si è parlato molto del dogecoin. A rendere nota la moneta virtuale è stata la comitiva giamaicana qualificata per le Olimpiadi d’Inverno del 2014 a Sochi. Non avendo le risorse economiche sufficienti per potere pagare i costi del viaggio, il team ha deciso di chiedere donazioni ai sostenitori attraverso questa nuova divisa digitale. In poche ore sono riusciti a raccogliere 25mila dollari.

DOGECOIN
Apparsa per la prima volta nel 2013, questa moneta ha principi operativi simili a quelli dei bitcoin. La caratteristica principale del dogecoin è l’immagine dei “meme”, un cane Shiba Inus di origine giapponese che accompagna diverse scritte in inglese con errori grammaticali. Sono di molteplici colori e con il carattere Comic Sans MS.

LITECOIN
Il litecoin ha cominciato a circolare nel 2011 e negli ultimi mesi ha aumentato considerevolmente il suo valore. Da 0,05 dollari e arrivato fino a 48 dollari. Oggi è a 23,48 dollari. Anche questa moneta elettronica utilizza lo stesso sistema del bitcoin, ma si differenzia per due elementi: la conferma delle transazioni si produce più rapidamente, in meno di tre minuti e il processo di mining può farsi con software più comuni tra gli utenti.

PEERCOIN
Nata nel 2012, questa divisa è basata sul metodo proof-of-stake, il quale obbliga a chi realizza le transazioni con queste monete a identificarsi. Il sistema di algoritmi si sta semplificando con il passare del tempo. A differenza del bitcoin, combatte il processo di mining perché a suo dire va contro i suoi “principi democratici ed ecologici.

NAMECOIN
Questa moneta si caratterizza per l’utilizzo di un dominio internet che è fuori dal controllo della istituzione che ne regola l’assegnazione (Icann), il che impedisce che le operazioni siano spiate. La quantità massima che può esistere di queste monete è di 21 milioni (lo stesso limite dei bitcoin). È nata nel 2011 e dopo un guasto tecnico nel 2013 che ne ha fatto crollare il valore, oggi è quotata a 5,82 dollari.

QUARK
Se il bitcoin utilizza solo un sistema di sicurezza chiamato SHA-256, questa moneta ne inventa uno diverso ogni volta con sei algoritmi diversi. I suoi creatori sono concentrati sulla sicurezza. Le transazioni vengono realizzate in tre minuti e, grazie ad alcune caratteristiche tecniche, è possibile fare controllare in qualsiasi momento la quotazione della propria moneta. L’uso del quark non è ancora molto diffuso (secondo il Wall Street Journal è accettata soltanto da 20 attività negli Stati Uniti) ma è senza dubbio la più sicura. È nata nel 2013, ma l’affidabilità delle operazioni ha fatto aumentare il suo valore del 500% in una sola settimana a novembre.

I RISCHI DELLA RETE
Secondo Jeremy Bonney, direttore di Coindesk, pubblicazione dedicata all’analisi delle monete virtuali, “la popolarità e la forza di queste monete sta nel modo in cui operano. Il sistema di produzione è basato su algoritmi matematici che aumentano la loro sicurezza. In più, usano una gran rete di utenti che possono verificare se le transazioni si realizzano veramente. Il processo è trasparente”. Altri analisti, invece, sostengono che queste monete virtuali rischiano di essere usate per attività criminali.



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