Giorgio Napolitano, 1956 : “Viva l’ Unione Sovietica e abbasso i patrioti ungheresi ! “, che vennero travolti e uccisi dai carri armati dei “compagni” moscoviti.
E’ offensivo, come ha fatto un deputato del M5S, definire l’attuale Capo dello Stato “un boia”.
E’storia, invece, ricordare che l’allora dirigente del Pci di Togliatti si schierò dalla parte degli spietati carnefici, che stroncarono nel sangue la pacifica rivoluzione dei socialisti ungheresi.
Nel 1956, infatti, all’indomani della cruenta invasione di Budapest e dell’impiccagione di Nagy, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti di primo piano lasciarono il “partitone rosso”, Napolitano arrivò a bocciare – con durezza persino maggiore rispetto a quella dell’allora direttore dell’ “Unità”, Pietro Ingrao- le scelte degli scissionisti, profondendosi in elogi non solo di Togliatti, “Il Migliore”, ma anche dei capi dell’ URSS. Costoro, secondo il parlamentare campano, ordinando la fucilazione dei coraggiosi rivoltosi di Budapest, avrebbero, addirittura, contribuito a rafforzare la “pace nel mondo”.
Solo nel 2006, dopo un silenzio durato 50 anni, una volta asceso al Quirinale, Napolitano riconobbe che sull’Ungheria aveva “toppato” alla grande, mentre avevano ragione il leader socialista autonomista, Pietro Nenni, e lo stesso Antonio Giolitti.