Storiacce di amanti, di mogli tradite, come una Valérie qualunque, di alcove in alberghi a 4 stelle, pagate da mamma Regione (Abruzzo), persino un contratto fatto firmare da un assessore, non a sua insaputa, alla segretaria avvenente : 3 mila euro mensili per 4, ottime e abbondanti, prestazioni sessuali.
Come Giovanni Toti, il biancovestito, e casto, consigliere di nonno Cav., ci chiediamo : ma perché, in Forza Italia e dintorni, continuano a battere i….Chiodi su questa…Lavitola ?
Dovrebbe imbarazzare il vertice, regionale e nazionale, di FI che il governatore non decida di tornare a casa, a Teramo, e che le sue dimissioni siano state sollecitate dall’ex compagna di una notte bollente, in un albergo romano, rimborsata dalla ragioneria della Regione. E, sinora, solo la donna ha persino sollecitato Chiodi a restituire alla Regione la somma intascata, ma non dovuta.
La sensibilità alla “questione immorale” nei partiti sta scendendo a livelli molto bassi. Soltanto il M5S ha chiesto che il primo cittadino abruzzese rinunci a poltrona, stipendione e benefit.
Ed è molto singolare che chieda le dimissioni dell’ex amante di Chiodi la commissione per le pari opportunità in Abruzzo, un organismo, formato da sole donne, in cui la signora sostiene di essere entrata senza alcuna spinta e dove guadagna 180 euro lordi al mese. A questa modesta somma vanno aggiunti, di volta in volta, 30 euro, come gettone di presenza per le riunioni in commissione.
Dopo la rissa, le invettive e la manata, alla Camera, di un deputato montiano, Dambruoso, magistrato in aspettativa, in faccia a un collega grillino, anche questa storiaccia di tutt’altro che poveri amanti abruzzesi, di sesso e vacanze, pagate dalla giunta del dopo-Del Turco, aggiunge altri….Chiodi sulla bara della fiducia, scomparsa, dei cittadini nella attuale, mediocre classe politica.
Oggi il “Corriere della sera” ha proposto un codice di autoregolamentazione della decenza. Tutt’altro che infondato appare il monito ai politici a non sprofondare in una dimensione di sbracatezza, di cui vergognarsi. Nessuno escluso.
Pietro Mancini