Era una sera come tante altre a casa Urciuolo, mangiavamo la carne alla pizzaiola e il telecomando lo gestivo io. Ero un giovane teenager amante della tv commerciale e guardavo un nuovo reality show, dal titolo “Grande Fratello“. Non sapevo, non immaginavo che sarebbe diventato “IL” Reality Show per eccellenza, con l’articolo determinativo, il programma che quattordici anni fa cambiò i pensieri, lo stile di vita e i principi fondandi non solo della tv ma dell’intera società a livello mondiale. Grazie ad esso noi oggi viviamo i nostri piccoli reality show con facebook, twitter, instagram e tutti i social network che nel duemila non erano ancora stati inventati. Grazie certamente a “1984” di George Orwell, ma grazie alla Endemol che ha deciso di produrre un tale programma liberamente ispirato al libro di cui sopra. Grazie fino a un certo punto.
A proposito di punti, giungiamo al punto. Appunto.
In quella prima edizione c’era un ragazzo, alto, che col senno di poi apprezzerò solo per l’acutezza di non essersi schierato mai in 98 giorni di convivenza forzata, sottraendosi al principio ispiratore dell’esperimeto sociale del reality. Mi hanno insegnato che nella vita se non ti schieri, se hai paura di esporti, non sarai mai nominato, perché sei innocuo, nonché inutile. Ma alla fine, quando il gioco si farà duro, e dovrai dimostrare la tua forza e la tua personalità, se non giochi, inevitabilmente, sarai eliminato. E quest’uomo – signori e signore – è Rocco Casalino, medaglia di legno al primo Grande Fratello.
Oggi mi è stato chiesto di pubblicare il mio pensiero in merito alla lettera aperta di Rocco Casalino, che per la legge del contrappasso, non essendosi mai schierato nella sua vita, ora ha deciso di ricoprire il ruolo di capo ufficio stampa alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle. Una lettera contro Daria Bignardi, scritta da Casalino, accusando la presentatrice di comportamento scorretto per aver ricordato in diretta, durante il suo talk show “Le invasioni barbariche” su La7, che il padre di un onorevole del Movimento, tal Di Battista, si definisce un fascista.
Rocco Casalino, sapendo che la Bignardi è la moglie di Luca Sofri, ha scritto:
“Cara Daria Bignardi, ti propongo questa riflessione sulla trasmissione di venerdì sera. Come sarebbe per te se ti invitassi a una trasmissione tv e le domande fossero: come si sente tuo figlio a scuola ad avere il nonno mandante di un assassino? Come è l’aver sposato il figlio di un assassino? E se insistessi su questa domanda come hai fatto tu per il padre ex fascista di Di Battista?”
Io penso che Daria Bignardi è una donna libera di amare chi vuole, penso che possa amare un uomo di nome Luca Sofri, e penso che il figlio di Adriano Sofri non sia colpevole dei reati commessi dal padre (ricordiamo a titolo informativo che Adriano Sofri è un giornalista, scrittore e attivista italiano, ex leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni di carcere – dopo un lungo e controverso iter giudiziario – quale mandante dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Condannato nel 1990 è stato scarcerato nel gennaio 2012, per decorrenza della pena) e deve essere lasciato libero di amare chi vuole.
Cosa penso di Rocco Casalino ex concorrente del primo Grande Fratello del 2000, condotto da Daria Bignardi, ex etero, ex gay, ex bisessuale, ex comparsa speciale dei trenini di BuonaDomenica, ex presentatore di TeleLombardia, ex accusatore di Sgarbi e Corona, sempre alla ricerca della notorietà che non è mai riuscito a conquistare, oggi capo ufficio stampa alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle, che attacca Daria Bignardi?
Scusate, mi viene da ridere.
Penso che rosicava quattordici anni fa e rosica adesso. Ha sempre rosicato nella sua vita. Di Battista sa difendersi da solo e lo ha dimostrato in diretta TV. Avere un padre fascista non fa di Di Battista un fascista e nessuno lo ha insinuato. E noi siamo abbastanza intelligenti per capire che Di Battista non è suo padre, così come Luca Sofri non è Adriano. Tu invece, caro Rocco, cosa hai dimostrato con la tua lettera aperta a Daria Bignardi? Hai SOLTANTO dimostrato che sei un montato, un protagonista, un rosicone. E te la prendi con quella donna che ti ha creato come personaggio televisivo quattordici anni fa e alla quale dovresti essere grato perché non eri nessuno e non sei nessuno, e vuoi vendicarti per ripulirti l’immagine e non farti ricordare come il RoccodelRealityShow, ma diventare un nuovo Rocco, il professionista della comunicazione politica. Sai cosa sei tu? Sei solo un essere “molto spesso deforme, che nelle Corti aveva l’incarico di suscitare le risate dei Signori con facezie e scherzi”. Vattela a cercare su WIKIPEDIA la definizione di cui sopra, ti do un aiutino, è una parola che somiglia al cognome del portiere della nazionale italiana di calcio. E come professionista della comunicazione politica sei… Diciamo INADEGUATO, per non dire altro, perché invece di tutelare il movimento che rappresenti, hai utilizzato il tuo ruolo istituzionale per attaccare personalmente la donna che disprezzi. Ti sei abbassato – e me lo aspettavo – al livello di chi critichi. E con questo non voglio difendere la Bignardi giornalista, ma solo la Bignardi donna, così come difendo il Di Battista uomo ma non il Di Battista politico, perché sono contrario sia al Di Battista padre fascista sia al Di Battista figlio grillino. Forse potrei apprezzare il Di Battista catechista.
E con questa felice battuta vi ricordo che stiamo ricercando la democrazia in questo Paese e non la guerra civile. Finiamola con questo teatrino figlio di un Bagaglino che era andato fuori produzione, dove Di Pietro lanciava le torte in faccia a Leo Gullotta, e che state facendo risorgere.