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Visco e i ritardi sulla bad bank di sistema

Ci vuole una bad bank di sistema per attutire gli effetti delle sofferenze bancarie che sommergono gli istituti di credito. Parola (virgola più virgola meno) di Ignazio Visco (nella foto), governatore della Banca d’Italia, oggi al Forex. Ohibò. Ma fino all’altro ieri, secondo le indiscrezioni raccolte anche da Formiche.net, Banca centrale e associazione bancaria non erano contrari? Sì, si ricorda bene: è difficile, non ci sono soldi, meglio che ogni singolo istituto pensi alle proprie sofferenze, ecc: erano queste le repliche. Infatti come oggi scrive Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera gli istituti italiani vanno in ordine sparso. Auguri.

Reazioni meno soavi arrivarono quando un anno fa un anticonformista team di analisti di Mediobanca Securities capitanati da un genialoide come Antonio Guglielmi propose: signori, perché non facciamo come ha fatto la Spagna che ha usato risorse del fondo europeo salva Stati per stuccare le crepe del sistema bancario iberico e fare un po’ di pulizia e magari imbellettare i conti degli istituti spagnoli? Le reazioni furono tra lo stupito, l’irritato e l’indifferente. Eppure oggi Visco apre di fatto all”ipotesi tempo fa suggerita da Guglielmi & Co, trattati come fantasiosi studiosi invece che come secchioni analisti che non si limitano a fare somme o previsioni econometriche ma che, animati da passioni e non solo da interessi, avanzato ipotesi, suggeriscono metodi, consigliano soluzioni sistemiche (come quelle sulle fondazioni bancarie e i CoCos che hanno fatto imbufalire ieri il presidente di Cariplo e dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, oggi ben sballottato da Nicola Porro sul quotidiano Il Giornale; sul tema si consiglia la lettera del post del blogger di Formiche.net, il sempre informato e pimpante Andrea Giacobino)

Ma torniamo alle parole di Visco e alla questione dibattuta. Diciamola tutta. Le banche – come ha svelato un recente report di Ubs – sono ingolfate di sofferenze (circa 10% del Pil) coperte tra il 25% (UBI Banca) e il 45% (Unicredit e Intesa Sanpaolo). Certo – dicono gli ottimisti – si sono le garanzie reali su quelle posizioni che ti coprono sulla carta oltre il 100%. Ma – dicono i realisti – quanto vale un immobile che ci mette in media 6 anni a venire in possesso della banca dopo che sei fallito? E siamo sicuri che li potresti vendere se butti tutti insieme sul mercato gli immobili che hai a garanzia? A che prezzo? C’è chi ragiona al 30% di sconto ma chissà se basta. In più c’è un altro 5% di Pil tra incagli e ristrutturati coperti tra il 15% e il 25%. L’aumento del Banco Popolare è frutto di una pulizia che ha anche chiamato in causa moratorie e concordati in bianco.

Tiriamo la polvere fuori, dunque. Le lo stanno facendo ognuno per conto proprio e con questo mercato affamato di rendimenti dopo che il rendimento sui Btp è crollato può darsi che trovino anche investitori privati disposti a metterci i soldi. Ma attenzione, dicono i realisti che secondo gli ottimisti sono soltanto dei pessimisti. Ieri la Corte costituzionale tedesca ha detto ni a OMT lanciando la palla alla Corte di giustizia europea ed esprimendo forti perplessità (ecco Berlino vuole sabotare la Bce, abbiamo titolato ieri il pezzo di Michele Pierri). Di fatto, dicono che solo con dei limiti (quanto bassi?) all’acquisto di OMT potrebbe andare e quella non è la soluzione per tranquillizzare il mercato.

Risultato: se riparte lo spread le sofferenze non le compra più nessuno per questo forse – secondo alcuni osservatori – Visco oggi al Forex ha fatto quella dichiarazione sulla bad bank. Ma, forse, è troppo tardi. O no?


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