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Vi spiego perché Della Valle fa le scarpe ad Elkann

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi

Lo scontro fra il presidente di Fiat ed Exor, John Elkann e il patron di Tod’s, Diego Della Valle, va avanti da molto tempo. Esso riguarda il ruolo che l’ex gruppo Fiat vuole esercitare in Rcs. In questa sede non entriamo nell’oggetto del contendere ma nel modo in cui questa contesa si sta svolgendo. Sinora era andato all’attacco solo Della Valle con un periodare comprensibile da tutti. È questo, più che gli interessi che esprimeva con questo suo linguaggio, che ha sgomentato gli ambienti rarefatti del potere, che sono sì abituati a infliggersi colpi mortali, ma in salotti pieni di boiseries e lontano dall’attenzione dell’opinione pubblica che, di tanto in tanto, vedeva passare il cadavere di uno sconfitto in una lotta economico-finanziaria di cui non si era saputo nulla, o ben poco.

LA STRATEGIA DI DELLA VALLE

Della Valle, forte del suo successo di imprenditore che non deve nulla a nessuno, che non ricorre alla cassa integrazione, che paga i suoi dipendenti più della media, che si è mondializzato senza rimanere in debito di ossigeno finanziario e quindi senza farsi catturare dai gruppi più forti, ha scelto la via dello scontro diretto, esplicito. Se vogliamo, anche sbruffone. L’ha fatto per stanare gli avversari. Purtroppo, evidentemente mal consigliato, John Elkann è cascato nella trappola di Della Valle, uscendo dalla trincea e sparando: «Non posso pensare che sia Rcs a preoccupare Della Valle. Penso che la Tod’s lo preoccupi perché va male».

LA PARTE DI ELKANN

Insomma John si è messo a fare il Diego. Ma questa non è la sua parte. Si vede che è a disagio. Recita un copione che non è il suo. A Della Valle adesso non par vero rispondere con: «Le mie non sono critiche rivolte a Yaky che conosco fin da bambino», e con ciò gli dice, implicitamente, fatti più in là, quando si parla di problemi importanti, «ma sono critiche rivolte a una famiglia che ha preso tutto quello che ha voluto dall’Italia e dagli italiani e che, nel momento del bisogno, invece di essere pronta a dare il massimo appoggio al paese, è scappata nella penombra per sistemare al meglio i propri affari personali». Ma poi Della Valle cala il carico: «Se Yaki è pronto, lo invito a un confronto pubblico così ognuno di noi dirà quel che pensa». Se ci fosse, questo confronto sarebbe una grande occasione di democrazia. Ma non ci sarà. Anche se mi auguro di sbagliarmi.



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