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Renzi batte Letta. Anche nei sondaggi

Anche i sondaggi si mettono contro il governo di Enrico Letta. Il forte pressing da più fronti che spinge per un avvicendamento con il suo compagno di partito Matteo Renzi è supportato dai numeri. Quelli dell’ultima rilevazione di Lorien Consulting sono tutti a favore del segretario Pd.

LE FOTO DELLA CONFERENZA POCO RENZIANA DI LETTA

IL GOVERNO ARRANCA
Diminuisce il gradimento del governo che passa dal 63% di persone che lo giudicano positivamente nel momento dell’insediamento al 47% attuale. E a scendere è anche la percentuale di intervistati che vorrebbe la prosecuzione dell’esecutivo fino al termine della legislatura: solo il 30%, perdendo in due mesi quattro punti. Aumenta invece considerevolmente chi vorrebbe andare subito alle urne: il 20% degli italiani, +11% in due mesi.

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AL VOTO
Cosa accadrebbe in tal caso? Lo scenario è favorevole al sindaco di Firenze. Se infatti procedendo con una semplice somma dei valori delle liste attuali, l’aggiunta dell’Udc fa prevalere il centrodestra di un punto e mezzo, a esplicita domanda le cose cambiano.
Lorien ha chiesto: “Ipotizziamo ora alcuni scenari politici di coalizioni e candidati che potrebbero presentarsi alle prossime elezioni. Per ogni scenario, quale di questi candidati voterebbe?” In questo caso gli italiani premiano la coalizione di Renzi che supera quella di Alfano di due punti e mezzo, 37 a 34,5%. Importante poi sottolineare l’altissima quota dei rispondenti (80%), anche superiore a quella che potrebbe essere l’affluenza attesa per le elezioni politiche.

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PRIMARIE E CONTRADDIZIONE M5S

Infine le indicazioni di eventuali primarie che riguarderebbero i singoli partiti o coalizioni. Renzi è in testa 59 a 21 rispetto a Letta nel centrosinistra, Alfano 30 a 9 rispetto a Marina Berlusconi nel centrodestra e Luigi Di Maio 23 a 21 rispetto ad Alessandro Di Battista nel M5S. Per quanto riguarda il movimento grillino, protagonista la scorsa settimana di bagarre e proteste in Parlamento, il 79% critica i metodi del M5S. Ma il partito cresce di un punto e mezzo nelle intenzioni di voto, passando in venti giorni da 19,5 a 21.

 



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