Leggo su siti e quotidiani cartacei che Matteo Renzi, se davvero riuscirà a formare un governo e ad andare a Palazzo Chigi, varerà una riforma al mese: sistema elettorale, mercato e costo del lavoro, fisco. E questo solo per i primi mesi. Da maggio in poi è prevedibile che non resterà con le mani in mano e continuerà a rivoltare l’Italia come un calzino.
Stiamo a guardare e speriamo in bene. Nella sua agenda, però, manca qualcosa. Ricordo che in molte comparsate televisive, parlando di finanziamento pubblico ai partiti, il candidato premier si era espresso per la loro totale e immediata abolizione. Il suo predecessore a Palazzo Chigi, Enrico Letta, ha invece varato misure che affrontano il tema con molto garbo e delicatezza: i finanziamenti subiranno una sforbiciata, sì, ma solo a far data dal 2017.
Non sarebbe male se l’ex sindaco, una volta diventato capo del governo, si ricordasse dei buoni propositi espressi in tv e desse un colpo di acceleratore a questa riforma, forse non decisiva per le sorti del Paese, ma molto, molto desiderata dagli italiani.