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Prestiti personali, come difendersi da tassi che minano i nostri risparmi

Come chiedere prestiti personali senza rischiare di mettere in pericolo i nostri risparmi: ecco la vicenda di un pensionato piemontese.

 

Se abbiamo in cantiere un grande progetto ma non possiamo dire lo stesso della somma che abbiamo a disposizione, molte banche offrono vantaggiosi prestiti per esaudire i nostri desideri: si possono vagliare allora le diverse possibilità, ad esempio informandosi sulla cessione del quinto, un prestito dedicato alle persone in pensione. Oggi è semplice scegliere, anche grazie alla possibilità offerta al consumatore da parte dei portali di confronto online, che consentono di mettere a confronto le tariffe più vantaggiose, per essere sicuri di avere accesso ad un buon prodotto.

 

La cessione del quinto dello stipendio è un prestito che il pensionato può ottenere da un istituto di credito e rimborsare attraverso un addebito automatico che l’Inps effettua sulla sua pensione. Il pensionato deve richiedere il prestito, e l’Inps provvede a versare la quota stabilita trattenendola direttamente dalla pensione. La durata del prestito non può superare i dieci anni ed è obbligatoria la copertura assicurativa per il rischio di premorienza del titolare della prestazione.

Proprio in tema di prestiti personali e delle insidie che possono presentarsi al consumatore poco prudente, è la sentenza della Corte d’Appello che dà ragione a un pensionato piemontese, oppresso dai tassi applicati dalla finanziaria Prestitalia S.p.A. sulle rate della cessione del quinto della pensione che egli aveva richiesto.

Nel 2008 l’anziano signore aveva deciso di estinguere un precedente debito chiedendo la cessione del quinto della sua pensione e ricevere i 10 mila euro che gli erano stati promessi: invece di questa somma richiesta, ecco che all’ottantenne vengono corrisposti solo 1850 euro, con l’obbligo di pagare per dieci anni rate mensili da 167 euro con Taeg pari al 22,03%.

Grazie al ricorso al Movimento Consumatori, l’uomo ha potuto scoprire che la finanziaria non gli aveva parlato del fatto che una parte consistente del suo finanziamento (5112 euro) sarebbe stata destinata al premio per l’assicurazione sulla vita.

Oltre a questo, i tassi applicati al prestito concesso sono stati considerati dai legali davvero eccessivi, così l’uomo ha deciso di fare ricorso e di portare la finanziaria in causa.

Trattandosi di un caso precedente alla rilevazione del tasso medio consentito dalla Banca d’Italia (2010), la difesa della finanziaria ha sostenuto davanti ai giudici che i costi previsti non potessero essere considerati per la valutazione del rispetto delle soglie d’usura.

Tuttavia, il Movimento Consumatori ha spiegato che “Le difese delle controparti si fondavano sul presupposto che nella rilevazione del tasso soglia si dovrebbe prendere in considerazione il TEG o il TAEG netto dal quale sono esclusi alcuni oneri quali quello inerente ai costi di assicurazione del credito”.

Così i giudici della Corte d’Appello hanno dato ragione al povero pensionato, imponendo alla finanziaria di restituire lui gli interessi corrisposti, le spese e le commissioni, depurandole dai costi. Infine, si è deciso che, se i contratti verranno impugnati, le finanziarie dovranno restituire al richiedente tutti i costi, senza applicare più nessun tasso al prestito, riducendo la rata inizialmente prevista.

Una vittoria non solo per i consumatori vessati dai tassi ingiustamente applicati, ma anche per Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio di Credito e Risparmio del Movimento Consumatori, che sostiene si tratti di “una sentenza fondamentale in materia di usura bancaria e di un successo storico, a tutela di tutti coloro che hanno acceso questa tipologia di prestiti personali che di solito vengono sottoscritti dalle fasce più deboli e indebitate della popolazione: stimiamo che in almeno un terzo dei contratti conclusi prima del 2009 sia stata superata la soglia d’usura”.



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