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Che cosa ho capito di Renzi, il politico di razza che parla come un capo azienda

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Caro dottor Renzi,

ho scritto spesso di lei in questi mesi, immagino a sua insaputa, lo farò ancora. Le anticipo, per quel che vale, con la franchezza da lei sempre invocata, che ho molte perplessità sulla sua predisposizione ad affrontare, con la necessaria radicalità, la prima delle due fasi del processo di ristrutturazione del Paese, quella della “demolizione”. È invece certamente idoneo per la fase della “ricostruzione”. Lei sogna di essere Blair, e forse lo è già, il fatto è che Blair, senza il “lavoro sporco” della Thatcher, sarebbe stato un politico normale, forse di razza, ma non vincente.

Anche lei è un politico di razza, non un mezzo sangue come i suoi colleghi, se non lo fosse non sarebbe arrivato ad essere premier a 39 anni. Importante, ma non sufficiente. Vede, lei, proprio come Blair o Obama, è un “Capo”, non un “Leader”. Per ora almeno. Sia chiaro, meglio un capo che un funzionario, come sono stati quelli prima di lei, tutti, da Ciampi a Letta (salvo Berlusconi, anche lui capo, ma non leader). Ma il “lavoro sporco” lo sa fare e lo fa solo un leader.

Mi ha molto incuriosito la struttura del suo linguaggio, l’ho studiata, è molto simile a quelli di un amministratore delegato, trent’anni fa la usavo nelle convention dei dealer, seppur con diversi riferimenti culturali e giochi di parole atti a chiamare l’applauso. A questo proposito, le cedo una locuzione che usavo spesso, ben si adatta a questo momento: “Non ci sono passeggeri sull’Astronave Terra, (pausa prolungata) siamo tutti equipaggio” (Mc Luhan).

Caro dottor Renzi, il Paese è a un tale stadio di decomposizione che prima di iniziare le cure che immagino abbia in mente, lei dovrebbe intervenire chirurgicamente, tagliando senza pietà interi “pezzi dello Stato” (la prima «privatizzazione» sarebbe quella dell’alta-altissima burocrazia, pubblica e sindacale), dovrebbe ridimensionare il ruolo delle élite-cuscute (i Buffett e Soros nostrani, che anelano a una patrimoniale, un chip per loro, una mazzata per quel che resta della classe media).

Smantellare pezzi dello Stato richiede solo grande coraggio, sono decisioni a costo zero, atti amministrativi da non negoziare con alcuno, non comportano passaggi in Parlamento. Dalla sera alla mattina licenzia 4-5 mila “Mastropasqua”, paga il dovuto, ne sostituisce solo una piccola quota con persone di sua fiducia. Avrebbe contro tutti, Roma, Milano, Francoforte, Berlino, Bruxelles. Se non lo fa, o la rosolano a fuoco lento o sarà un servo. I suoi grandi elettori si sono già inventati un “succedaneo” delle elezioni generali: le «primarie del PD», assurte a riferimento della volontà popolare.

Oltretutto, alle “primarie PD” le classi povere hanno votato per Cuperlo e per Civati, le classi ricche, uscite per un giorno dai salotti o dalle banche, “penosamente” per lei. Mi auguro che convenga con me che questa è una visione ridicola di democrazia, della quale, non so lei, ma io mi vergogno. E poi che tristezza vedere la Sinistra della mia giovinezza, quella del «Borgh dël fum» ridotta così, kennedianamente lobotomizzata.

Con un filo di speranza, l’ultimo, mi chiedo, lei è proprio così come appare? Oppure sotto le spoglie del “Fonzie da elezioni” c’è una astuta “Thatcher da governo”, che nei prossimi giorni si paleserà? Le confesso, quelli della classe sociale in cui mi riconosco (quelli che il Pil in silenzio lo producono; non lo consumano, spesso a sbafo) sono talmente disperati che prima di buttarsi definitivamente verso i movimenti che si ispirano al «modello Tea Party», si aggrappano a lei. Costoro non si lasceranno però sfuggire l’occasione, irripetibile, di considerare le prossime elezioni europee come un referendum, non pro o contro l’Europa, ma contro gli eurocrati e le élite.

Alle europee non voteranno il loro partito, sia esso il Pd, Fi, Ncd, no, i più intelligenti voteranno contro questo concetto «burocratico-elitario» di Europa: qualsiasi movimento che si oppone ferocemente agli eurocrati è buono. L’esempio, spero l’abbia colto nel referendum svizzero, è diventato maggioritario proprio grazie a quei cantoni a bassa immigrazione, come voto contro gli eurocrati (un Europa di cui non fanno neppure parte), che li ha umiliati come popolo. Perché, veda, gli eurocrati, i burocrati, sono come gli eunuchi della dinastia Tang: governavano umiliando il popolo.

La composizione del suo governo, e i suoi primi atti, ci faranno subito capire chi è lei. E la controprova sarà immediata, se l’Establishment euro-americano, Economist in testa, la incenserà capiremo che quel filo di speranza che avevamo è definitivamente caduto: lei non sarà mai la nostra Mrs Thatcher. Mi auguro, di cuore, che ciò non sia.


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