L’Ucraina dovrebbe chiedere l’aiuto del Fondo monetario internazionale, spiegava mercoledì scorso il segretario al Tesoro statunitense, Jack Lew. Intervenuto a una conferenza organizzata dal World Affairs Council, sottolineava come tra i problemi fondamentali del Paese ci sia la crisi economica, uno dei che occorre affrontare.
“Il meccanismo migliore per farlo è andare dall’FMI e chiedere un pacchetto che preveda riforme dove ne hanno necessità, in cambio dei passi per sistemare al propria economia”, ha detto Lew.
Tra gli ingredienti che hanno contribuito alla crisi politica ucraina e al declassamento deciso giovedì da Standard & Poor’s c’è “la lunga storia di cattive prestazioni dell’economia”, scrive la Bbc.
Per l’agenzia di rating, la cui valutazione è stata pubblicata nella giornata che con decine e decine di morti ha visto la situazione precipitare, il deteriorarsi delle condizioni nel Paese è tale da far prevedere il rischio bancarotta. La valutazione è stata portata da CCC+ a CCC, con outlook negativo.
La stessa Russia Today, emittente non certo ostile al governo Yanukovych, ricorda la debolezza ucraina. Il bilancio per il 2013 era basato sull’irrealistica crescita del 4,5 per cento, mentre l’economia galleggiava tra la stagnazione e la recessione. Come sottolinea alla tv russa Timur Nigmatullin, analista per Ivestcafe, il governo ha cercato di sostenere la grivnia, la valuta locale, attingendo dalle riserve estere e di oro, scese alla soglia critica di 17,8 miliardi di dollari, utili per coprire due o tre mesi di importazioni di merci e prodotti.
A metà febbraio sulla Bbc, un’analisi di Anastasiya Zanuda i dati dell’European Business Association (EBA): gli investimenti nel 2013 sono stati ai minimi negli ultimi cinque anni. A questo si uniscono altri problemi che affliggono le piccole e medie imprese: corruzione e tasse. Buon ultima, infine, la mancata firma dell’accordo di associazione con l’Ue.
Oggi con le decisioni del Parlamento di indire elezioni anticipate per il 25 maggio, di liberare l’ex premier e leader dell’opposizione Yulia Timoshenko e di fatto di destituire il presidente Viktor Yanukovych, la situazione continua tuttavia a rimanere fluida, con all’orizzonte lo spettro di una secessione o di un intervento di Mosca in Crimea per proteggere la popolazione russa.
Vale quindi ancora l’analisi dell’agenzia di rating: “Il sostegno russo all’Ucraina è legato all’attuale leadership e alla sua politica che si allontana dall’Unione europea per guardare verso la Russia. Con l’intensificarsi dei disordini politici riteniamo che il sostegno russo e l’impegno a fornire 15 miliardi di dollari si faccia più incerto”.
Come ricordava Antonella Scott sul Sole24Ore venerdì scorso, “il Cremlino si era affrettato a congelare la tranche da 2 miliardi di dollari in acquisti di titoli promessa fino a pochi giorni fa”. Del pacchetto totale, aggiunge, Mosca “ne ha già sborsati tre, andati a salvare un Paese che ora potrebbe imboccare una strada diversa da quella auspicata”.
Restano tuttavia gli ostacoli come nel precedente programma d’aiuti aperto dall’Fmi. In particolare la riluttanza di Kiev a mettere mano, alzandolo, al prezzo dell’energia, ricorda Bbc.