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Nel giorno della fiducia

È il giorno della fiducia (pressoché scontata) al Governo Renzi. Un esecutivo degno del miglior Pietro Germi (coadiuvato dal compianto Mario Monicelli) e connotato da una cifra tutta fiorentina: «A Firenze quanto a buona educazione, siamo sempre andati nel culo a tutti

Si sa che la politica non è terreno per verginelle e che le “congiure di palazzo” sono pietanze sempre al dente per le mense imbandite della politica romana (e non solo). Una prassi consolidata che non ha risparmiato neppure il Governo “di servizio”: quel Letta I° che ha messo davvero tanto del suo per non farsi molto rimpiangere.

Quella “normale amministrazione” che Renzi aveva assicurato di detestare; di voler ramazzare assieme alla politica degli “squali”, per così dire, dei mille “Caino” pronti a pugnalare alle spalle l’Abele di turno per inaugurare – finalmente – la stagione della “politica delle facce pulite”.

Aveva, appunto!

Appena un anno fa ci eravamo permessi di salutare con qualche pavida speranza il “disegno politico” che si intravedeva dietro l’incarico all’allora numero due di Largo del Nazzareno. Un progetto che avrebbe dovuto -tra l’altro- emancipare il PD dalle figuracce memorabili incassate nella partita dell’elezione del Presidente della Repubblica e della formazione del -mai nato- Barsani I°.

L’operazione fu, allora, (discretamente) trasparente: si chiamò il vicesegretario del partito di maggioranza relativa (di fatto il numero uno del PD dopo l’incredibile karakiri del candidato premier) a presiedere un gabinetto di ispirazione presidenziale (detto di “servizio”), sorretto da una maggioranza amplissima (la stessa che aveva, qualche tempo prima, supplicato la riconferma di Napolitano al Colle), con un orizzonte temporale di sopravvivenza chiaro -18 mesi- ed una missione altrettanto specifica: dare al Paese innanzitutto una nuova legge elettorale, invertire la tendenza economica e, possibilmente, prefigurare un nuovo assetto istituzionale.

Più o meno l’ambizione dell’ex inquilino di Palazzo Vecchio a cui oggi il Parlamento, con un atto di “estrema” fiducia, affida le sorti dell’Italia. Da patrioti non possiamo che augurare ed augurarci un successo all’ennesima potenza del nuovo Governo. Da cittadini intellettualmente onesti non possiamo, allo stesso tempo, non domandarci quale fiducia possa davvero garantire un esecutivo nato dal più odioso dei disvalori “la mancanza di rispetto umano”.

Auguri Presidente Matteo: il tempo sarà galantuomo, per tutti!



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