Matteo Renzi lo aveva detto bello chiaro ai suoi ministri: “D’ora in poi niente chiacchiere, nessuna dichiarazione: ci mettiamo al lavoro, facciamo le cose che vanno fatte e poi le annunciamo”. Parole sensate per un neopresidente del Consiglio che ha in mente di portare, e subito, il Paese a una svolta. Ma parole gettate al vento visto che, neanche 24 ore dopo, il più fedele fra i suoi fedeli, Graziano Delrio, ha tirato fuori quella stravagante idea sui Bot. “Si possono tassare. Se un risparmiatore ne ha per 100 mila euro e gliene prendiamo 25 o 30 euro, non succede niente”, ha dichiarato serafico. La sua uscita ha provocato, come era prevedibile, precisazioni, smentite e via dicendo. Insomma, il solito can can della politica italiana, proprio quello che figurava ai primi posti nell’elenco di rottamazione di Renzi.
Bastano poche parole per dire che l’idea di tassare i Bot ha basi molto fragili. Il Tesoro piazza sui mercati internazionali 400 miliardi di titoli di Stato. Se non riesce ogni anno in questa titanica impresa il Paese va diritto filato in default. Ora, i Bot si possono anche gravare di un’imposta del 50 per cento, tanto per dire. La conseguenza sarà che l’emittente Tesoro dovrà offrire rendimenti superiori al 50 per cento, altrimenti non troverà nessuno disposto a comprare i suoi titoli. Insomma, tutto si ridurrebbe a una partita di giro: il Tesoro dovrebbe restituire con una mano, quello che ha tolto con l’altra. Risultato: somma algebrica zero.
E allora perché Del Rio ha avuto questa pensata che ha creato solo imbarazzo? Come si sa, Renzi avrebbe voluto mettere proprio lui al ministero dell’Economia, dove si giocheranno le carte decisive per il più giovane governo della storia repubblicana. Ma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha sentito ragione e ha imposto Pier Carlo Padoan, ex capo economista dell’Ocse. Quando ci saranno da discutere dossier importanti su tavoli importanti, è stato il ragionamento del Quirinale, è bene che l’Italia sia rappresentata da una personalità conosciuta a livello internazionale oltre che esperta in materia. Padoan risponde al requisito, Del Rio no. Dunque avanti il primo e fuori il secondo.
E così è stato. Renzi e del Rio hanno dovuto abbozzare (e cos’altro avrebbero potuto fare?). Ma la rinuncia a una gestione più politica del ministero dell’Economia rode; l’ombra del super tecnico che guarda con sufficienza il politico ragazzino e il suo maturo, ma poco professorale sottosegretario, inquieta. Allora ecco la trovata sui Bot: Del Rio, certo non all’insaputa di Renzi, manda a dire che si occuperà attivamente e fin dal primo giorno di tutti i temi di competenza del dicastero di via XX Settembre. Ci ha messo la sua. Sarà ricca di episodi interessanti la futura cronaca dei rapporti fra il fedelissimo del premier e il ministro più importante del nuovo governo.