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Così è nato il successo made in Firenze di Renzi. Parla Ermini (Corriere Fiorentino)

“C’era un ragazzo”, scriveva Paolo Ermini, direttore del Corriere fiorentino, nel commentare in un editoriale l’arrivo a Palazzo Vecchio di Matteo Renzi nel 2009. Cinque anni dopo quel ragazzo varca la soglia di Palazzo Chigi.

Direttore, si aspettava una così rapida ascesa renziana?
Ero sicuro che sarebbe arrivato a Palazzo Chigi, non mi sarei mai aspettato così presto.

Merito della sua “ambizione smisurata”? Renzi ce l’ha sempre avuta?
L’ambizione in Renzi è un fatto naturale, fin da ragazzino, raccontano le cronache, è stato un leader con la voglia di primeggiare e atteggiamenti più o meno simpatici, come gli sgomitamenti che ha assestato in questi anni. Ma questo dato imprescindibile di Renzi è legittimo, in politica l’ambizione può essere uno straordinario motore che produce un cambiamento radicale di cui possono beneficiare tutti.

Quanto è cambiato Renzi in questi anni?
Il suo metodo politico non è cambiato per niente. Tra la conquista di Palazzo Vecchio, la segreteria del Pd e Palazzo Chigi ha usato la stessa tecnica. Renzi la politica la conosce bene, anche se si presenta come un innovatore. Con la sua velocità, riesce a spiazzare tutti i suoi avversari.

Per raggiungere il governo non era meglio passare dalle urne?
La spinta del voto popolare gli avrebbe dato molta forza per realizzare il rinnovamento radicale che ha in mente, sarebbe stato un ottimo mezzo per contrastare tutti i tentativi di chi lo vorrà ostacolare. Evidentemente, sulla scelta di Renzi è stato decisivo il timore di andare alle elezioni europee bruciandosi con un governo paralizzato. Così, nonostante gli hashtag di rassicurazione, ha fatto una mossa tipica del personaggio: come in un tavolo di poker, ha scelto di giocarsi tutto.

I rischi però sono molto alti…
Certo, perché una cosa è governare una città o un partito, un’altra l’Italia. C’è un’incognita legata alla sua squadra di governo, perché per certi aspetti è collaudata, per altri è giovane e quindi richiama il concetto della scarsa competenza. L’età stessa dei ministri rappresenta la cifra della rivoluzione renziana e cioè imporre una nuova classe dirigente. È una scommessa ma anche un elemento di rischio.

C’è chi ha criticato la nuova squadra di ministri perché a immagine e somiglianza di Renzi…
Aspettarsi da Renzi collegialità è come scambiare l’alba per il tramonto. Renzi non può essere l’opposto di quello che è, il leaderismo fa parte della sua personalità. Ciò non significa che in futuro però, vista la delicatezza della posta in gioco, non arriveranno i giorni della riflessione e dell’ascolto.

Nella personalità di Renzi, c’è anche il dichiararsi sempre e prima di tutto un “sindaco”. Anche per la fiducia in Parlamento ha voluto rimarcare più volte le distanze dai palazzi romani con questo status. Firenze è il suo biglietto da visita ma l’ha davvero governata così bene come dice?
A Firenze ha fatto bene soprattutto tre cose molto importanti: la pedonalizzazione di piazza del Duomo, stoppando la discussione infinita sul passaggio della tramvia accanto al Battistero. Una realizzazione molto importante che implicava un riassetto complessivo del trasporto pubblico. Questo ancora non è avvenuto e il suo successore è chiamato a concluderlo. In secondo luogo, ha portato avanti un piano urbanistico a volumi zero che ha stoppato giustamente l’espansione edilizia, ma ora impone il recupero degli spazi abbandonati o degradati; e poi ha privatizzato l’Ataf, l’azienda del trasporto pubblico fiorentino. Passaggio che ha fatto emergere un contrasto con i sindacati rimasto in sospeso. In alcuni settori invece, come la gestione della movida e il degrado, non ha fatto bene.

Ha davvero diminuito le tasse come ha scritto recentemente su Twitter?
C’è stata una scalfittura dell’aliquota Irpef ma è stato soprattutto un sistema di pesi e contrappesi. I fiorentini non si sono accorti di una diminuzione delle tasse ma neanche di un loro aumento.

Renzi e i poteri forti. È vero che dietro alla sua scalata ci sono loro? Quanto ha influito il rapporto ritrovato con Diego Della Valle?
Non so se Diego Della Valle possa essere definito un potere forte. Se un imprenditore lo è, allora è un potere fortissimo. Se invece il riferimento è a qualcosa di seminascosto che determina i destini del Paese, allora noi abbiamo sempre chiesto a Renzi la massima trasparenza. Non può che passare da lì la carica innovativa che vuole rappresentare. Il suo discorso al Senato anti-establishment fa ben sperare, il contrapporre i “mercati rionali” a quelli “finanziari” è sicuramente di rottura rispetto ai poteri costituiti. Certo, non sboccerà improvvisamente la primavera, sarà una battaglia dura e impegnativa. E poi bisogna tenere presente che il presidente del Consiglio non è onnipotente, in questo Berlusconi aveva ragione, il premier in Italia ha dei poteri limitati.

A proposito di Berlusconi, è molto chiacchierato il rapporto di Renzi con Verdini. Quanto sono legati?
Sul Corriere Fiorentino con un pezzo di David Allegranti abbiamo cercato di ricostruire i rapporti tra i due e siamo arrivati alla conclusioni che sono recenti e di tipo politico, visto l’interesse comune tra Pd e Forza Italia sulle riforme. Altro per quello che abbiamo capito non c’è. Ma è chiaro che è abbastanza per una parte della sinistra per gridare allo scandalo. A mio avviso, invece, è giusto che le regole del gioco le stabiliscano insieme il più grande partito di maggioranza e quello di opposizione.

I fiorentini sono fieri di avere un concittadino premier o si sentono abbandonati?
Sarebbe interessante condurre una rilevazione in merito. Ai miei occhi, da una parte sono orgogliosi, dall’altra indispettiti perché la permanenza a Palazzo Vecchio è stata per Renzi un trampolino di lancio per Roma. Un mix di emozioni dunque che si può riequilibrare se, da premier, quel “ragazzo” toscano continuerà ad avere con la sua Firenze un rapporto forte. E impegnandosi perché concorra, insieme alle altre grandi città, allo sviluppo complessivo dell’Italia. Sono le aree metropolitane i veri locomotori del Paese.



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