Ma qual è la vera strategia di Matteo Renzi? Delle parole e dei discorsi non bisogna fidarsi troppo, visto l’Enricostaisereno reiterato fino alla noia e poi smentito, anzi contraddetto. Quindi ci sono le ipotesi di un politico e giornalista di lungo corso come Emanuele Macaluso (le imminenti nomine ai vertici delle società del Tesoro consigliano che sia preferibile stare anche a Palazzo Chigi oltre che a Largo del Nazareno). Quelle di un sociologo del calibro di Luciano Pellicani (l’istinto di sopravvivenza di una nomenclatura di partito fallita che si aggrappa al leader emergente e nuovo) e quelle di un avvocato e già parlamentare ds come Giovanni Pellegrino (Renzi al governo ha la possibilità di prosciugare un po’ di consensi al Movimento 5 Stelle).
I fatti di oggi danno ragione all’analisi di Pellegrino, viste le espulsioni di parlamentari grillini e le voci di scissioni dal Movimento 5 Stelle. Si vedrà. Quella che inizia a delinearsi anche per chi non bazzica poco o per nulla il Transatlantico – ma legge le cronache e sente politici senza taccuino aperto – è che Renzi temeva con Enrico Letta premier di affrontare con le pile scariche le elezioni europee. Ovvero: i risultati non esaltanti del governo Letta sarebbero ricaduti sul Pd di Renzi. Quindi voti scarsi, delusione, baldanza renziana scalfita e il vincente alle primarie azzoppato. Per queste ragioni è partita anche la Rottamazione di Letta.
Ora, da Palazzo Chigi, Renzi può menare la danza: stile giovanilistico, annunci a raffica, slogan, visite alle scuola, baci e abbracci. Alla sostanza ci pensa Graziano Delrio, che nelle prime uscite non ha avuto un effetto esaltante. Anche se oggi sul Sole 24 Ore ha dettagliato provvedimenti e misure in cantiere. Bene. Ci si può preparare così alle Europee con un bel crono programma, con qualche sferzata economica tipo la riduzione del cuneo fiscale e qualche genialata amministrativa su come sistemare gli edifici scolastici. Ottimo. E se poi i fondi non si trovano o i politici rampanti e arrembanti non riescono a farsi capire dai sordi burocratici, tutta colpa dei mandarini di Stato che impediscono le riforme (un consiglio: tutto da leggere e gustare il viaggio esilarante nella giostra delle idee economiche di Renzi scritto da Mario Seminerio). E’ un refrain che avevamo sentito quando nel giubilo unanime ai primordi del governo Letta fu sostituito il Ragioniere Generale dello Stato, Mario Canzio, con Daniele Franco che finalmente avrebbe ecc. ecc… Ora siamo quasi punto e a capo.
Con un po’ di grillismo al potere si può (forse) limare il consenso di Beppe Grillo, e far sbriciolare un po’ i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, ma si rischiano politiche evanescenti dai risultati effimeri.