È finalmente arrivata a conclusione la telenovela elettorale in Kosovo: le elezioni municipali tenute il 24 febbraio a Kosovska Mitrovica (Mitrovica nord) sono state vinte con il 52,6% da Goran Rakic, il candidato appoggiato dal governo di Belgrado, rappresentante della lista Iniziativa Civica Serba, che sarà il nuovo sindaco della tormentata città situata al nord del Kosovo.
Come ha riferito la commissione elettorale, al secondo posto si è piazzato Oliver Ivanovic, l’altro candidato serbo al quale è andato il 27,7% dei voti, seguito dai due candidati di etnia albanese, Fljorent Azemi (Partito Democratico del Kosovo) con l’11% e Musa Myftari (Lega Democratica del Kosovo) con l’8,7%. L’affluenza alle urne è stata molto bassa, poco più del 20%, ma l’OSCE ha espresso soddisfazione per la consultazione che si è svolta in maniera regolare, senza incidenti.
La saga elettorale a Kossovska Mitrovica era iniziata lo scorso 3 novembre quando, a seguito degli accordi di normalizzazione firmati ad aprile tra governo serbo e governo kossovaro, ai serbi del Kosovo era stato permesso di votare per le proprie amministrazioni locali all’interno della cornice costituzionale kossovara. Questa votazione rappresenta il primo passaggio di un processo che dovrebbe portare, in un futuro prossimo, alla creazione dell’Associazione delle municipalità serbe, un organismo accettato da Pristina ch e dovrebbe sostituirsi alle strutture autonome create in passato dai serbi nel nord del Kosovo e finanziate dal governo di Belgrado.
Le elezioni di novembre in Kosovo si erano svolte in maniera regolare, ad eccezione proprio di Mitrovica Nord, vero e proprio test di tenuta dell’accordo, dove le cose non erano andate come programmato da Belgrado e Pristina, ma soprattutto dalla UE. Le elezioni erano state rovinate da diversi incidenti, ed un prima ripetizione aveva portato ad un ulteriore nulla di fatto.
La seconda ripetizione delle elezioni era, invece, naufragata quando il nuovo sindaco eletto Kristmir Pantic, anche lui di Iniziativa Civica Serba, si era rifiutato di firmare i documenti che attestavano il suo incarico ufficiale perché sugli atti figurava, coperto da adesivi bianchi, lo stemma della Repubblica del Kosovo.