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Le intercettazioni di Erdogan

Erdogan Turchia

Questo articolo è ripreso da BloGlobal Opi – Osservatorio di politica internazionale, un portale di analisi e approfondimento sulla realtà politica ed economica internazionale.

Lo scandalo corruzione che dalla fine di dicembre 2013 sta segnando la vita politica turca sembra ora direttamente coinvolgere il Premier Recep Tayyp Erdoğan: a seguito della divulgazione attraverso YouTube di alcune presunte conversazioni telefoniche che il Premier avrebbe intrattenuto lo scorso 17 dicembre con il figlio Necmettin Bilal, nel corso delle quali lo avvisava dell’avvio della maxi operazione anti-corruzione e lo esortava a far sparire ingenti somme di denaro illecito nascoste nelle sue case di proprietà, una serie di manifestazioni sono scoppiate ad Ankara e nelle maggiori città del Paese (Istanbul, Izmir e Antalya).

Al centro delle proteste le dimissioni dello stesso leader di AKP, il quale ha prontamente smentito l’autenticità delle registrazioni – cosa annunciata anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – e ha accusato le opposizioni (in particolare il Partito Repubblicano Popolare – CHP) e le lobby politico-finanziarie – che lavorerebbero in parallelo con il movimento Hizmet dell’ex alleato del Premier, Fetullah Gülen – di tramare un colpo di Stato.

A mobilitare la piazza nei giorni precedenti aveva peraltro contributo l’approvazione da parte del Parlamento della legge che concede al governo la possibilità di controllare il traffico su internet: l’agenzia per le telecomunicazioni TIB avrebbe così la possibilità di bloccare direttamente l’accesso alle pagine giudicate offensive, senza dover ottenere l’autorizzazione da parte di un tribunale. In attesa del risultato delle indagini sull’autenticità dei file audio, la vicenda rappresenta un altro duro colpo per Erdoğan e il suo governo che si apprestano ad affrontare il primo test elettorale del 2014 con le consultazioni amministrative di marzo.



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