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SumZero? Il successo di Narendra è più che una somma zero

Start up, innovazione, tecnologia. Per Divya Narendra, fondatore della community finanziaria SumZero, le parole che pavimentano la strada del successo sono chiare. Ma c´è altro dietro l´americano trentenne, figlio di dottori indiani immigrati nel Bronx di New York, con una carriera accademica formidabile che passa per Harvard e per la laurea con lode in matematica applicata.   Narendra, noto anche per aver ricevuto un risarcimento milionario dal fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, insieme con i fratelli Winklevoss (una storia raccontata anche nel film “The Social Network”), non si giova solo del suo ingegno. C´è molto da imparare anche dalla sua capacità d´iniziativa e dalla sua corsa contro il rischio.

Caratteristiche innate o effetti del clima da American Dream? Il fondatore di SumZero, la piattaforma nata nel 2008 che permette a investitori professionisti di scambiarsi informazioni nel settore finanziario, sembra comunque aver ben appreso la lezione di Steve Jobs per la semplicità dell´approccio al business.   In una conversazione con Formiche.net, dopo la partecipazione al seminario “Start up, social network and venture capital. L´e-voluzione del crowdfunding”, organizzato presso la facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata da Carmine Vittorio Esposito (founder di Youniversity) in collaborazione con ALET (Associazione Laureati Economia Tor Vergata), Narendra spiega i motivi del successo di SumZero, con uno sguardo a Facebook.

Come funziona SumZero

“Non c´è un vero segreto in SumZero, l´unico aspetto davvero importante è quello di basarsi su uno scambio di informazioni finanziarie che avviene tra investitori professionisti che devono passare una selezione preventiva prima di poter diventare membri della community. Solo chi si sarà giudicato veramente affidabile e trasparente in merito alle informazioni economiche che dovrà condividere con gli altri utenti sarà ammesso nel team”.

I numeri della community

SumZero è una piattaforma in cui è possibile scambiarsi informazioni tra professionisti di hedge fund, mutual fund e private equity sulla maggior parte dei fondi ben conosciuti, rappresentata nella base utilizzata dagli utenti. Al momento i membri della community, a livello mondiale, sono circa ottomila, in Italia ancora poche decine. Sono solo 21 gli utenti che si contano a Milano.

I bonus ai dipendenti

Nel sito internet della società si punta l´attenzione sui bonus che vengono concessi ai dipendenti di SumZero. Ma, secondo Narendra, questo, “pur essendo un aspetto importante del tipo di cultura della giovane società, non rappresenta un lato fondamentale. Vogliamo che le persone si divertano, e i bonus diventano anche un modo per attrarre i migliori talenti nel team di SumZero. In questo modo incentiviamo le persone a dedicarsi al lavoro al massimo e si incrementa così anche il legame di fedeltà con l´azienda. Non si tratta certo di incentivi possibili in tutte le società, ma è importante darne in modo forte alle persone per produrre, a maggior ragione per le giovani start up”.

Ipotesi Ipo per SumZero

Dopo il flop della quotazione di Facebook a Wall Street, è possibile pensare a far sbarcare in Borsa anche la community di Narendra? “SumZero risponde è molto diversa dal social network di Mark Zuckerberg, ma una quotazione della mia società in Borsa è possibile, anche se non è una cosa cui penso ora, semmai avverrà nel futuro. Quello che ci interessa di più in questa fase – osserva – è continuare a costruire la nostra squadra. Nessuna società dipende dalle performance di un´altra società, i nostri sono business molto diversi ad quelli di Facebook, per esempio SumZero non è una società di pubblicità”.

L´equilibrio tra pubblicità e privacy

E la relazione tra pubblicità e privacy come è gestita da Narendra? Il problema scuote l´amico-nemico Zuckerberg proprio in questi giorni. l cambiamenti alle politiche sulla privacy di Facebook che hanno sollevato problemi sul voto degli utenti, non sono infatti piaciuti all´Electronic Privacy Information Center (EPIC) e al Center for Digital Democracy, che hanno scritto una lettera a Zuckerberg chiedendo di non applicarli. Ecco come è nato il polverone che ha portato il New York Times a definire il fondatore del social network il “dictator di Facebookistan”.   Per Narendra i problema si può evitare con il buon senso: “La gente è diventata consapevole delle modalità di funzionamento dei social network e del fatto che l´inserimento dei propri dati sulle community online è un´opportunità ma anche una responsabilità”.

“La pubblicità – prosegue il fondatore di SumZero – è sempre esistita e i pubblicitari hanno sempre voluto piazzarsi sulle piattaforme dove la gente trascorre molto tempo sui social network. Il suo rapporto con la privacy dipende dalle piattaforme e da come le persone le usano, anche se gli utenti sono sempre più abituati a condividere le proprie informazioni on line. Di certo io non inserisco dati inerenti alla mia vita privata sui social network. Dipende dal buon senso delle persone”.

Ma la tutela della privacy dipende anche dalla scelta di business della community. “Il problema non si pone per SumZero perché noi siamo completamente trasparenti nel nostro sistema e non vendiamo le nostre informazioni alle case pubblicitarie, abbiamo pochissima pubblicità sul nostro sito anche perché i contenuti sono creati da professionisti”, conclude Narendra, che, anzi, sottolinea che con “SumZero Basic, gli investitori hanno la possibilità di beneficiare dell´altissima qualità del nostro flusso informativo gratuitamente”.

SumZero senza New York?

SumZero è basata a New York in Silicon Alley. Un´altra città, o un altro Stato, con una regolamentazione differente, sarebbe stata una scelta possibile? “Certo – risponde Narendra – anche se noi abbiamo voluto creare una società più vicina possibile ai nostri clienti, in modo di interagire con essi nelle loro scelte, e in questo senso, New York è stata una scelta scontata”.

Il ruolo delle università in America

E le università italiane sono in grado di stimolare progetti così ambiziosi? “Non ho mai studiato in università italiane ma sicuramente ci sono molti buoni progetti anche qui, come a Tor Vergata e alla Sapienza. L´università – spiega Narendra – è un posto che permette agli studenti di essere creativi in un´atmosfera relativamente sicura ed è importante che le persone si abituino che abitua ad accollarsi i rischi connessi con la creazione di un business”.

E il punto di forza delle università americane?

Narendra ammette la difficoltà di comparare il sistema Usa con gli altri”. Quello che emerge è che per il businessman in America l´università è un terreno davvero fertile, che permette di realizzare quell´American Dream che consiste nel crearsi il proprio business. “Permette ai ragazzi di stringersi intorno all´istituto grazie alle borse di studio e ai finanziamenti, alle conferenze che vengono presentate e all´organizzazione di competitions in cui è possibile presentare le proprie idee e i propri progetti, con la possibilità di ottenere dei premi in denaro”.

Il rapporto con la politica

E la relazione con il mondo politico è un aspetto importante per un´azienda che opera negli Stati Uniti? “Non ho nessuna relazione politica ufficiale – assicura Narendra – anche se mi interesso di politica. Per ora il mio obiettivo è quello di continuare a concentrarmi sul mio business. Chissà, nel futuro mi piacerebbe essere di supporto ad altre persone, nello sviluppo dei loro progetti. Di sicuro la carriera politica non fa per me, ed eventuali mie candidature, anche nel futuro, sono escluse”.

 



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