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Tutte le divisioni all’interno della Bce

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, l’articolo di Marcello Bussi uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

Mentre l’euro continua a salire (ieri ha sfondato quota 1,39 dollari, toccando un massimo di giornata a 1,3914), si moltiplicano i segnali di divisioni interne alla Bce. Cosa che rende sempre più probabile un nuovo nulla di fatto alla riunione del comitato direttivo del prossimo 3 aprile. Nulla di fatto che la scorsa settimana gli economisti di Morgan Stanley hanno ironicamente ribattezzato Dolce far Niente ed è la causa principale del rafforzamento dell’euro.

L’OPINIONE DI SCHAEUBLE
Intanto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha voluto rendere nota al mondo la sua posizione in materia, dimenticandosi che la Bce dovrebbe essere indipendente dai governi. Schaeuble ha infatti osservato che i tassi di interesse nella zona euro nel medio termine sono troppo bassi per la Germania. Il ministro ha ammesso che la situazione tedesca «è molto diversa rispetto a quella di altri Paesi europei» ed è «per questo che non è così facile per l’Europa avere una politica monetaria comune».

SACRIFICI PER L’ITALIA?
Ma la ricetta resta sempre la stessa: un aumento della competitività che renda i tassi di interesse più equilibrati per tutta la zona euro, cosa che per l’Italia significa taglio dei salari. Schaeuble si è detto quindi d’accordo con il presidente della Bce, Mario Draghi, secondo il quale al momento non ci sono rischi di deflazione in Eurolandia. Ma non c’è unità di vedute all’interno del comitato direttivo della Bce: due giorni fa il francese Bénoit Coeuré aveva affermato che i rischi di deflazione non devono essere sottovalutati, anche se sono ridotti.

L’INCERTEZZA ECONOMICA
Mentre ieri Luis Maria Linde, governatore della Banca di Spagna, ha avvertito che ulteriori rafforzamenti dell’euro potrebbero spingere la Bce a mosse espansive. E se il belga Peter Praet ha difeso la decisione della scorsa settimana di non abbassare i tassi e di non varare provvedimenti espansivi su liquidità e credito, ha però anche sottolineato che in Eurolandia «è aumentata l’incertezza economica» e la Bce è «pronta ad utilizzare misure non standard per assolvere al proprio mandato di mantenere la stabilità dei prezzi».

L’ESEMPIO DELLA FED
Sembra però molto difficile che tra le misure non standard figuri l’acquisto di titoli di Stato per 60 miliardi di euro al mese, così come consigliato dall’istituto economico tedesco Diw, secondo cui, per evitare la trappola della deflazione, l’Eurotower deve seguire l’esempio della Federal Reserve. Qualche indicazione più chiara potrebbe arrivare oggi, con la pubblicazione in mattinata del bollettino mensile della Bce e soprattutto l’intervento di Draghi in serata a un convegno a Vienna. Draghi che con il suo immobilismo sta rischiando di perdere la forte credibilità finora goduta sui mercati.

I NUMERI DI EUROLANDIA
Intanto l’euro continua a salire, mentre a gennaio la produzione industriale in Eurolandia è diminuita dello 0,2% rispetto al mese precedente, quando il calo era stato dello 0,4%, zavorrata dal decremento della produzione di energia (-2,5%), mentre su base annua si è invece registrato un incremento del 2,1% dopo il +1,2% di dicembre. Da segnalare il clamoroso calo congiunturale del 6,4% dell’Olanda (-6,6% tendenziale). Male anche la Francia (-0,3% mensile, -1,4% annuo), mentre in Italia è tornato il segno positivo, dopo quello negativo di dicembre: +1% congiunturale e +1,4% tendenziale. Accelera la Germania con un +0,4% rispetto al mese precedente e un +4,2% sui 12 mesi.


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