“Sono tante le ragioni per cui Fabio Riva deve consegnarsi immediatamente alla giustizia”. Ben detto, Corrierone. L´editoriale del Corriere della Sera, questa volta, non indulge a sofisticherie. D´altronde, l´editoriale è scritto dall´inviato e giornalista economico di lungo corso, Sergio Rizzo, che come è noto parla e scrive chiaro.
Su un altro aspetto, invece, non siamo sommessamente d´accordo con l´editoriale di prima pagina del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli. “Una contumacia, quella di Riva – si legge – tanto più grave se si considera che il legale rappresentante della sua impresa è stato per trent´anni un uomo delle istituzioni: il presidente Bruno Ferrante”. L´editoriale poi passa in rassegna cariche e incarichi di Ferrante negli ultimi anni: ex vicecapo della Polizia, ex prefetto di Milano, ex alto commissario di governo per la lotta alla corruzione, ex capo di gabinetto dell´attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando questi era ministro dell´Interno. Il curriculum è servito a Rizzo per chiedersi (e rispondersi): “Può un ex prefetto restare presidente di un´azienda il cui imprenditore è destinatario di un ordine di cattura e sceglie la strada della latitanza? Crediamo di no”. Ben detto?
Ci permettiamo di dubitare. Gli addetti ai lavori, a Taranto e a Roma, sono consci da tempo che Ferrante è uno, forse l´unico, argine interno alla voglia matta del gruppo Riva di sbaraccare da Taranto. Quindi chi invoca le dimissioni di Ferrante di fatto invoca anche una “resa” agli stranieri che difficilmente rileveranno l´impianto di Taranto preferendo produrre dall´estero prodotti e materiali di cui l´Italia necessita. E´ questo lo scenario auspicato dal Corrierone?