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Lo sfruttamento della prostituzione in Italia

Sul blog di Sociologia ho presentato alcuni dati messi a disposizione dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, apparsi oggi su Huffington Post.

I dati ci descrivono una realtà drammatica, di sfruttamento e di traffico di esseri umani. Sì, perché liquidare la questione dicendo che “si prostituiscono perché lo vogliono“, come purtroppo si sente dire spesso, è orribile.

Sono decine di migliaia le donne costrette a prostituirsi. Delle 120.000 donne che si prostituiscono in Italia, il 36% viene dalla Nigeria, il 22% dalla Romania e il 10,5% dall’Albania. Inoltre, l’età delle ragazze è sconcertante. Il 37% ha tra i 13 e i 18 anni, si parla quindi di Pedofilia e sfruttamento della prostituzione minorile. E su questo, le ultime vicende italiane, ci possono dire molto. Lo scandalo della baby-prostitute ci offre uno spaccato di realtà agghiacciante. Padri di famiglia, come nel caso del marito di Alessandra Mussolini, che ha una figlia di 18 anni, che dichiara di non essersi reso conto che la ragazza (di 15 anni) fosse minorenne – sconvolgente perché questa difesa è assurda oltre che disgustosa.

Ed ecco, quindi, l’identikit del cliente tipo-italiano, che, come cliente, appunto, si rende complice del reato dello sfruttamento della prostituzione e spesso (considerando i casi) del reato di pedofilia.  In questi casi è indispensabile una rigidità nell’applicazione della pena che non deve avere nessuna attenuante.

STATO CIVILE
– 23% celibe
– 77 % sposato

FREQUENZA
– 15% ogni settimana
– 75% ogni due settimane
– 10% ogni mese

RICHIESTE DEL CLIENTE
– 73% prestazione sessuale
– 21% conversazione
– 6% maltrattanti

CETO SOCIALE DEL CLIENTE
– 56% medio alto
– 21% alto
– 13% medio basso
– 10% basso

ETÀ DEL CLIENTE
– 43% 40-55 anni
– 21 % 25-39 anni
– 17 % 56 in poi
– 14 % 18-24 anni
– 5% minori

Le donne vittime della violenza degli uomini, sono donne “crocifisse” come ha detto Papa Francesco, e non ci può essere il perdono incondizionato per certe persone, ci vuole l’applicazione della pena e poi, arriverà anche il perdono, forse, anche dalle vittime.

Infine, è sconvolgente anche il dato sul tipo di prestazione richiesta: il 70% richiede sesso non protetto, e questo ha degli ovvi risvolti sulla salute, non solo del cliente e/o della prostituta, ma anche per l’ignara moglie a casa, che potrebbe incorrere in un’infezione MST, senza esserne consapevole. Un fatto gravissimo, che denota una totale superficialità e non curanza del cliente/marito.

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